Come può succedere che a Lampedusa, sul molo del porto che guarda a vista la nave Sea Watch, ci sono i parlamentari del Pd – ma anche di Sinistra italiana e +Europa – e non i giovani di quei partiti? Lo chiediamo a Michele Masulli, presidente dei Giovani Democratici, nato in Basilicata, laureato a Bologna ma ormai romano di adozione. È anche componente del consiglio direttivo del Forum Nazionale dei Giovani. «I deputati del Pd sono lì non solo per dare un segnale di attenzione ma anche per poter monitorare la situazione e gli sviluppi, esercitando le prerogative parlamentari. La nostra delegazione, guidata da Graziano Delrio, rappresenta anche l’organizzazione giovanile. Noi eravamo al porto di Catania per la vicenda della Nave Diciotti. E non escludiamo di raggiungere anche Lampedusa. Su questi temi le organizzazioni giovani si impegnano tutto il territorio».

Il sorpasso del Pd sul M5S è la conferma che il Pd sta sulla buona strada, o per lo meno migliore di quella di prima?

Il sorpasso ci conforta. Il risultato delle elezioni europee è un primo segnale di ripresa del Pd, e lo qualifica come il principale soggetto su cui costruire l’alternativa a un governo ormai al traino della Lega di Salvini. La revisione dell’agenda del partito, avviato con il congresso, di comprensione dei limiti del passato, di interlocuzione con mondi sociali e produttivi ci aiuta a recuperare credibilità. Dai flussi elettorali si vede che il PD non è ancora in grado di recuperare voti dall’astensionismo o da altri partiti. Ma il freno a un’emorragia dicono che si è sulla buona strada.

Poi però è arrivato il caso Lotti.

I processi mediatici fatti sulla base di pezzi di intercettazioni che trapelano sulla stampa sono rappresentano un rischio da cui ci dovremmo guardare. Certo, da quello che leggiamo emergono importanti interrogativi. Le guerre intestine alla magistratura sono preoccupanti così come le modalità con cui la politica interloquisce. Sono in ballo temi di rilievo istituzionale, politico, etico. È necessario che sia fatta piena chiarezza il prima possibile, accertando la verità dei fatti e le responsabilità individuali. Zingaretti ha fatto bene a precisare che non è compito del Pd né dei propri rappresentanti istituzionali occuparsi degli assetti degli uffici giudiziari.

Dopo le europee il Pd aveva ritrovato una parvenza di unità. Ora?

L’autosospensione di Lotti libera la discussione da ogni strumentalizzazione.

Zingaretti parla dei ’giovani’. Quale è il vostro ruolo nel Pd?

Il ruolo dei giovani sarà sempre quello che sono in grado di conquistarsi con le proprie forze, attraverso la battaglia politica, il dibattito delle idee, la capacità di rappresentare istanze diffuse. Ma il Pd ha grande bisogno dei giovani italiani, di quelli già impegnati e dei tanti che sarebbero felici di contribuire con le proprie passioni e competenze, se il Pd desse dimostrazione di sapersi aprire e rinnovare. Lo scollamento è dovuto a una difficoltà di comprensione dei mutamenti che attraversano la società. Il contributo delle giovani generazioni, con il loro portato di radicalità e innovazione, è fondamentale per ricucire questo divario.

Eppure la giovanile del Pd nel dibattito pubblico è ‘non pervenuta’.

Anche nelle prove più recenti i Gd hanno dimostrato vitalità: sono tantissimi gli eletti nei consigli comunali nell’ultima tornata di amministrative. Penso ai tre eletti al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, al grande risultato conseguito da Caterina Cerroni, candidata Gd alle europee nel Sud. Sono tutti segnali che ci dimostrano che siamo una palestra importante di costruzione di una classe dirigente preparata e credibile. Più in generale, per i Gd è necessario un ripensamento dell’iniziativa politica, delle modalità organizzative e di mobilitazione, dei modi di comunicare. Nel processo di profonda riforma a cui si devono sottoporre i soggetti organizzati della sinistra nel nuovo secolo, i movimenti giovanili devono porsi come avanguardia. Anche i Gd necessitano di una rifondazione. Per questo abbiamo bisogno di tenere a breve un congresso nazionale.

Come ti spieghi la crescita della Lega e l’adesione di molti giovani?

La Lega è la forza politica che più di tutte oggi è capace di rappresentare la sofferenza dei ceti più provati dalla crisi economica ed occupazionale e che covano rabbia, rancore, rivalsa nell’incapacità di vedere prospettive di miglioramento della propria vita. A questi sentimenti dà le risposte più immediate, improntate a una visione di chiusura localistica e di ripiegamento egoista, e che spesso parlano agli istinti più retrivi. La sinistra ha di frequente banalizzato ansie di protezione e sicurezza, in primis sociale, che hanno trovato sfogo a destra. E a contribuire ad attrarre i giovani è sicuramente la dimostrazione di un’identità forte, con parole d’ordine chiare e ricette di immediata comprensione. Le forze progressiste hanno scontato l’esigenza di rivolgersi a segmenti sempre più ampi di società con la vacuità della proposta politica e la rinuncia a interpretare sentimenti di cambiamento radicale. È una vocazione che va recuperata e rafforzata.

Salvini è sempre più il dominus della scena politica. Il Pd deve cambiare atteggiamento verso i 5Stelle?

Le responsabilità del governo del Paese sono condivise tra gli alleati di governo. Una lettura del tipo “Lega cattiva, 5stelle buoni” non corrisponde alla realtà. D’altra parte, conosciamo tutti la complessità del M5S e le sue contraddizioni, che hanno portato al successo nella fase dell’ascesa e sono molto più difficili da gestire quando si è al governo. Sappiamo che all’interno del M5S si agitano spinte e temi sociali e ambientale, di ampliamento degli spazi di partecipazione, su cui è possibile trovare affinità. È noto che negli anni parte importante dell’elettorato del Pd si sia spostato verso M5S. Ma perché questo abbia effetto concreto, anche nel Pd, bisognerà vedere se e come il M5S, alla prossima legislatura, decide di rivedere la sua strategia.