Se proprio uno volesse trarre una metafora dalla collocazione del cinema don Bosco, dove Elly Schlein ha fissato il suo evento conclusivo della campagna elettorale per Piero Marrese alla presidenza della Regione Basilicata, non sarebbe di buon auspicio: l’ingresso della sala accanto alla parrocchia che accoglie i sostenitori del Partito democratico è letteralmente oscurato dallo scheletro del palco azzurro e nero nella piazza antistante, al quale lavorano gli operai per allestire il comizio di oggi al quale sono annunciati la premier Giorgia Meloni con Antonio Tajani e Matteo Salvini.

LA SEGRETARIA aggira le transenne, stringe mani e saluta, arriva accompagnata Antonio Decaro, che proprio a Potenza annuncia la sua candidatura alle elezioni europee, ovviamente nella circoscrizione sud. «Vorrei portare il punto di vista degli amministratori, mi occuperò di enti locali – dice il sindaco di Bari e presidente dell’Anci – Si pensa che l’Europa sia lontana, ma ciò che accade nelle nostre comunità viene deciso a quel livello. L’esperienza di un amministratore locale, che ogni giorno deve dare risposte alle domande nuove che arrivano dalla propria comunità, può essere un valore aggiunto».

SPUNTANO ANCHE i due parlamentari lucani Enzo Amendola e Roberto Speranza. Quest’ultimo, commentano gli avventori, in questa campagna elettorale non si è visto molto. Il che in effetti è un po’ strano, visto che da queste parti non si è fatto altro che parlare di diritto alla salute e che lui è stato il ministro della sanità che per due governi ha dovuto gestire la pandemia. «Dobbiamo difendere il Servizio sanitario nazionale a tutti i costi – sostiene Schlein – In Basilicata medici e infermieri fanno turni massacranti, con il rischio concreto di andare incontro a un esaurimento. In tanti hanno scelto di andare all’estero o di spostarsi verso il privato, fa male vedere tanti gettonisti che prendono più soldi di chi viene regolarmente assunto nel pubblico».

LA POLEMICA del giorno l’ha sollevata il re delle cooperative bianche Angelo Chiorazzo, che di sanità e conti se ne intende. Si candida al vertice della sua lista Basilicata Casa Comune e la destra lo accusa di conflitto di interessi. Lui risponde criticando quanto è stato fatto negli ultimi mesi. Secondo quanto afferma l’imprenditore, infatti, mancherebbero alcune decine di milioni di euro nei bilanci. Dunque, la sanità lucana rischierebbe per la prima volta di essere commissariata. Sarebbe un’onta e un segnale inequivocabile visto che qui si è sempre detto che il sistema ospedaliero era un’anomalia rispetto agli altri del Mezzogiorno. «Il nostro compito sarà sbloccare le assunzioni, proponendo un piano straordinario a livello regionale come quello che sta scrivendo Marrese – aggiunge Schlein – In cinque anni con Bardi si è visto solo un numero elevato di lucani che andavano a curarsi altrove. Gli ospedali non servono solo nelle grandi città, ma anche nelle aree interne: la destra non ha fatto altro che prendere in giro gli anziani, Bardi non ha mai proposto un piano per le persone non autosufficienti o con disabilità».

«LA CARITAS ha dovuto aprire un ambulatorio in provincia di Potenza. In cinque anni si sono alternati trenta direttori generali, tutti non del posto – spiega Giampiero Maruggi, che si candida nel centrosinistra in lista con Chiorazzo ed è stato direttore del San Carlo dopo aver lavorato da manager bancario – Questo marasma crea affievolimento dei diritti, in primis quello alla salute. Oltretutto, la destra ha completamente dimenticato le aree interne. L’ospedale di Policoro, ad esempio, in cinque anni ha perso il 30% di produttività e il 20% dei dipendenti». Non è l’unico caso: la contraddizione più clamorosa viene dalla Val d’Agri: c’è il più grande impianto di estrazione di petrolio d’Europa ma l’ospedale non funziona.

GLI ULTIMI SONDAGGI darebbero in effetti Marrese, un buon amministratore forte nel materano e nel metapontino, in recupero. La partita resta difficile e chi segue i flussi elettorali lucani sostiene che la vera incognita è l’astensione: se fosse alta favorirebbe i pacchetti di voti più organizzati. Da qui discende la seconda questione. Lo spostamento al centro dell’ex presidente della Regione Marcello Pittella (che fa sì che gli ultimi due presidenti, uno di centrodestra e l’altro dì centrosinistra, siano alleati nonostante Bardi abbia trascorso cinque anni ad imputare al suo predecessore ogni guasto possibile) farà la differenza? I suoi elettori lo seguiranno davvero? A complicare lo scenario c’è che il fratello di Maurizio, Gianni, ex vicepresidente del parlamento europeo che fu molto legato a Giorgio Napolitano e che adesso è sindaco di Lauria retto da una maggioranza di centrosinistra, ha accolto con grande imbarazzo la transumanza del fratello. Dopo aver dichiarato che non la condivideva si è chiuso nel silenzio praticamente per tutta la campagna elettorale. Nei giorni scorsi, dal palco di Matera, Giuseppe Conte ha evidenziato la vicenda di Pittella come emblematica: «Per allearsi con noi, il Pd deve rinunciare ai trasformisti» ha detto il leader del M5S. Pittella ha replicato con toni analoghi e spostando la questione sul piano nazionale. Sostiene che il suo ex partito è ormai al traino dei 5 Stelle, e si capisce come la lotta contro i «cacicchi» promessa da Elly Schlein si gioca su di un crinale sottile.