«Se non ricomponiamo il campo largo la destra vincerà le elezioni»: tre sere fa, ad alleanze già saltate, l’eurodeputato del gruppo Socialisti e Democratici Massimiliano Smeriglio ha provato a rilanciare via social il patto elettorale tra Pd, sinistra civica ecologista e 5s.

C’è ancora tempo per farlo?

I numeri adesso sembrano pendere fortemente a destra con la necessità, quindi, di essere veramente competitivi per batterla. E poi c’è il tema politico. Il campo largo non era un’alleanza meccanica ma si basava sulla cultura delle differenze. Io e altri, dentro e fuori il Pd, abbiamo lavorato per anni su questo schema, anni che hanno portato ai successi in tante elezioni comunali e regionali. Rompere l’alleanza è un errore, bisogna fino alla fine tenere aperta questa prospettiva. Anche ora che non sembra più essere in campo, per volontà varie e responsabilità diretta di Conte. Rimane un punto di cultura politica da provare a realizzare con chi ci sarà. Altro che nuove vocazioni maggioritarie. Oltre al campo largo esiste il campo necessario contro la destra.

Anche Conte ha sbarrato questa strada.

Le cose che dice nella sua ultima intervista chiudono al campo largo ed è uno sbaglio. Va anche detto che il rinculo identitario è stato favorito da un picconamento continuo del Movimento da parte di un pezzo dell’establishment e di un renzismo di ritorno dentro e fuori il Pd. I 5s vanno nella direzione sbagliata ma sfasciargli il partito, umiliarli, favorire una scissione, farli finire al centro di un bombardamento mediatico non sono state grandi idee. Il rinculo è responsabilità di chi lo agisce ma il contesto impone a tante culture democratiche e repubblicane di interrogarsi su come hanno interloquito con quel movimento pure contraddittorio e complicato, capace però a un certo punto di intercettare la domanda di cambiamento. Il campo largo è costruire un rapporto simmetrico con tanti, dai 5s al Pd, alla sinistra rosso verde civica.

Santoro accusa Letta di portare «l’ammucchiata di centrodestra dentro la sinistra», lanciando un suo partito in alleanza con il M5s.

Apprezzo l’iniziativa che Santoro ha messo in campo in questi mesi sull’agenda sociale, su pace e guerra ma si attarda su una polemica fuori tempo massimo. L’agenda Draghi non c’è più perché è finita l’unità nazionale. Serve una nuova agenda e mi piacerebbe che Santoro desse un contributo interloquendo con le realtà politiche e sociali che lavorano su reddito garantito, salario minimo e transizione ecologica vera, sul protagonismo femminista, sui diritti civili, su pace e guerra e sull’Europa come processo democratico continentale, quella vista con la presidenza Sassoli e non l’Ue egemonizzata dagli stati nazionali.

Rifondazione accusa Sinistra italiana e Verdi di aver chiuso l’accordo col Pd per 3 collegi sicuri invece di creare un fronte con i 5s e Unione popolare.

Bisogna insistere fino alla fine sul campo largo. Quelle di Acerbo sono posizioni legittime ma lontane da me. Se si pensa che la destra a trazione Meloni è la stessa cosa del centrosinistra a trazione Pd e rosso verdi, perché due facce del neoliberismo, si rischia di finire nel minoritarismo senza contrastare efficacemente i nazionalisti.

La vittoria netta della destra apre la porta alla modifica della Costituzione a colpi di maggioranza.

Questo è il tema. Siamo difronte a una destra combattiva con una leader, Meloni, parte di un movimento nazionalista che attraversa i continenti, che porrà all’Italia problemi di tenuta democratica, sociale, delle libertà individuali, problemi che avranno riflessi su scala europea. Serve combattere collegio per collegio qualificando sul piano sociale e ambientale la campagna elettorale. Spero in un Pd a trazione progressista in cui sia visibile anche la sinistra. L’esperienza della lista rosso verde aperta alle realtà civiche, dentro l’alleanza con il Pd, può portare un valore aggiunto importante.

Un accordo del Pd con Azione sbilancia a destra il fronte?

Bisogna sostenere le candidature più esposte a sinistra, critiche verso chi pensa di poter battere la destra con volti della destra. Io, ad esempio, sono per la scuola pubblica e fatico a pensare che possa essere difesa da Gelmini; sono contro il populismo, pure quello dall’alto che caratterizza la comunicazione di Calenda. Volti che vengono da partiti che in Europa hanno votato per inserire gas e nucleare nella tassonomia come fonti rinnovabili. Si può fare questa battaglia stando nel gorgo dell’alleanza progressista, conquistando visibilità per temi e biografie di sinistra. Soprattutto di donne e giovani attivisti. Unità di campo, radicalità programmatica e di pratiche sociali.