Un’ipocrisia senza limiti quella dell’Unione europea. A una settimana dal nuovo voto di condanna contro Cuba da parte dell’Europarlamento per la «repressione del governo nei confronti delle proteste» di luglio, la Ue non ha esitato a stringere un accordo con la Colombia di Iván Duque, chiudendo gli occhi con la massima disinvoltura sulla violentissima repressione della rivolta sociale dei mesi scorsi come pure sul «genocidio politico» tuttora in corso nel paese.

Il «Memorandum d’intesa su un’agenda di dialogo e cooperazione politica e settoriale rafforzata per il prossimo decennio» è stato firmato martedì a New York, nel quadro dell’Assemblea generale Onu, dall’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza Josep Borrell e dalla vicepresidente e ministra degli Esteri della Colombia Marta Lucía Ramírez, alla presenza della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e del presidente Duque.

«La Colombia è un alleato chiave dell’Unione europea e un partner affine a livello bilaterale, regionale e multilaterale», ha dichiarato von der Leyen, evidenziando l’impegno a «lavorare insieme per affrontare sfide globali come la pandemia» e il cambiamento climatico, attraverso «un’ambiziosa agenda ambientale, come sancito dal Green deal e dalle politiche del governo colombiano».

Di «un’altra pietra miliare nel cammino verso relazioni sempre più profonde e ampie tra l’Ue e la Colombia», primo paese latinoamericano a entrare nella Nato nel 2018, come «partner globale», ha parlato anche Borrell, ponendo l’accento sulla centralità dell’«attuazione dell’accordo di pace del 2016» tra il governo e le Farc, omettendo non solo di ricordare come quell’accordo sia rimasto in massima parte sulla carta, ma anche di denunciare la violenza incessante contro gli ex combattenti: più di 286 quelli assassinati, 37 dei quali durante l’anno in corso (l’ultimo il 19 settembre).

Né una parola è stata detta sui 71 massacri registrati quest’anno e sugli assassinii di leader sociali e difensori dei diritti umani: 124 solo nel 2021 secondo l’Istituto di studi per lo sviluppo e la pace, per un totale di 831 a partire dall’insediamento di Duque nel 2018 e di 1.239 dalla firma dell’Accordo di pace. Silenzio assoluto anche sui numeri della repressione delle proteste popolari anti-governative esplose il 28 aprile: 87 uccisi, di cui almeno 28 da parte della forze dell’ordine, e 1.905 quelle ferite, di cui 115 con armi da fuoco, oltre a 88 casi di lesioni oculari.

«La Commissione europea condanna Cuba e il Venezuela bolivariano mentre sostiene i governi che sparano sul popolo», calpestando i «principi democratici, umanitari, socialisti e antifascisti del Manifesto di Ventotene», hanno denunciato Maurizio Acerbo e Marco Consolo, rispettivamente segretario nazionale e responsabile esteri di Rifondazione Comunista, evidenziando anche il mancato impegno nella richiesta di «verità e giustizia per il nostro connazionale Mario Paciolla assassinato».