Varsavia, Cracovia, Danzica, Breslavia e non solo: ieri a Łódz le manifestanti hanno distribuito fiori alla polizia mentre a Stettino, città di una certa importanza sulla costa baltica, erano decenni che non si vedevano così tante persone in piazza. Abbiamo incontrato Marta Lempart, leader dello «Sciopero nazionale delle donne» (Osk), il motore delle proteste femminili che si sono susseguite negli ultimi anni dopo due governi di fila targati PiS.

Come sta andando la protesta?
Siamo in agitazione da venerdì scorso. Non passa un giorno in cui migliaia di polacchi non si riversino a frotte in strada. Lo sciopero di ieri è soltanto una delle iniziative di questi giorni. Lunedì ad esempio era stata la volta dei blocchi stradali. Secondo le nostre stime il traffico è rimasto paralizzato in almeno 150 città mentre ci risulta che sono almeno 60 mila e 250 mila le persone che hanno preso parte alle proteste rispettivamente a Breslavia e Varsavia.

Quanto sono cambiati negli anni gli obiettivi e le rivendicazioni della vostra sigla rispetto alle prime proteste?
Le prime manifestazioni erano state organizzate nel 2016 contro l’ipotesi di una messa al bando totale dell’aborto. Oggi sappiamo che le polacche sono decisamente in favore della liberalizzazione dell’aborto. Non chiedono nulla di più e nulla di meno di quello che è concesso a tutte le cittadine negli altri paesi europei. Parliamo di un 70% delle donne in Polonia. Abbiamo allargato le nostre rivendicazioni in risposta alle iniziative di un governo autoritario intento a mostrare sempre di più i muscoli. Tra le varie richieste che abbiamo, ci aspettiamo che le corti di giustizia tornino a essere libere e indipendenti.

Avete ricevuto espressioni di solidarietà e sostegno da parte della comunità medica e delle direzioni ospedaliere rispetto al verdetto della settimana scorsa?
Sono almeno 800 i medici che hanno firmato una dichiarazione in favore della liberalizzazione dell’aborto. Questa volta i medici stanno partecipando in prima persona alla mobilitazione. Si tratta di un fenomeno nuovo. Mai fino a ora i medici avevano preso posizione in modo così netto. Oltretutto il personale medico in Polonia sta mettendo a disposizione anche attrezzature per sostenere i cittadini che partecipano alle manifestazioni.

Vi aspettavate un rigetto così forte della sentenza anche da parte delle donne che vivono nei centri più piccoli della Polonia?
Non è stata una sorpresa per noi. Le manifestazioni degli anni appena trascorsi sono servite a dimostrare che anche la provincia è capace di mobilitarsi. La rabbia delle cittadine in tutto il paese ha raggiunto livelli mai visti e nessuno sembra più disposto a tollerare qualsiasi repressione nei nostri confronti.

Cosa farete dopo la pubblicazione della sentenza sulla gazzetta ufficiale?
Secondo noi questo giudizio non rappresenta una vera sentenza. Così come composto in questo momento il Tribunale costituzionale non ha le prerogative per emettere verdetti. I membri della corte sono stati scelti dal partito al potere in spregio della costituzione della Polonia. Il PiS ha ormai preso il controllo di questo organo che non è più indipendente. Quello che chiediamo in modo semplice è un grande cambiamento ovvero la liberalizzazione dell’aborto.