In Marocco il giornalista e attivista per i diritti umani Omar Radi è stato arrestato per un tweet contro la sentenza del giudice Lachen Talfi. I fatti risalgono ad aprile 2019, quando commentando la condanna per i leader del partito dell’Hirak Rif, che negli ultimi anni avevano dato vita a proteste nel nord del paese, il giornalista aveva definito il giudice «un carnefice dei nostri fratelli»: le condanne per i 53 imputati superavano i 300 anni di reclusione.

Il giornalista era già stato ascoltato per la prima volta dalla polizia giudiziaria in aprile. Poi, il 25 dicembre, Radi tramite twitter aveva mostrato l’ordine di comparizione per il giorno seguente. Il 26 dicembre quindi è scattata la custodia cautelare: durante la prima udienza dinanzi al Tribunale di primo grado di Casablanca, i suoi avvocati hanno chiesto il suo rilascio provvisorio ma il tribunale l’ha negata. La prossima udienza è prevista per il 2 gennaio.

Un capo di imputazione, quello di oltraggio alla corte, che potrebbe costare fino a un anno di reclusione al giornalista. Omar Radi dopo aver partecipato attivamente alla primavera araba del 2011 ha continuato con la sua opera di denuncia verso gli abusi di potere e le disuguaglianze: negli ultimi anni si è assistito a uno sviluppo violento del paese, che se da una parte ha permesso la realizzazione del treno ad alta velocità, della autostrada e del porto più grande del Mediterraneo dall’altro non ha fatto che acuire le differenze.

I gruppi di attivisti per i diritti marocchini sono sempre più preoccupati per quelli che vedono come attacchi alle libertà personali nel regno nordafricano, compresi gli arresti in connessione con attacchi politici alle autorità. «Un Marocco utile e uno inutile», a questo hanno dato vita le crescenti disuguaglianze crescenti secondo un attivista dei diritti umani di Nador (nord del Marocco) che abbiamo contattato, e che preferisce rimanere anonimo. «Radi è stato arrestato per colpa dei suoi lavori di denuncia sulle attività illecite in Marocco e per il suo sostegno alle popolazioni del nord. Questa altro non è che una rivincita del sistema nei suoi confronti».

Il Marocco non è nuovo a detenzioni nei confronti di giornalisti. Lo scorso settembre Hajar Raissouni era stata arrestata, ufficialmente a causa di un aborto illegale, per poi essere rilasciata grazie al perdono reale di Mohammed VI. Secondo Reporter senza frontiere il Marocco è al 135° posto (su 180) per la libertà di stampa.

Intanto sui social nascono campagne a sostegno dell’attivista-giornalista, che invocano a gran voce la libertà per Radi: l’hashtag #FreeOmarRadi su Twitter conta già migliaia di condivisioni in tutto il mondo.