La notizia di un presunto ritorno dei marmi del Partenone al Museo dell’Acropoli di Atene è nato da una «trovata» del governo greco che programmava di arrivare alle elezioni in primavera con un clamoroso successo in tasca. Le trattative, infatti, vanno avanti da più di due mesi e avrebbero dovuto rimanere segrete.

IL PREMIER MITSOTAKIS sperava di poter far tornare in Grecia i preziosi marmi senza rivelare cosa avesse dato in cambio. Altrimenti, la potente carta per le elezioni si sarebbe tradotta in un boomerang. Esattamente quello che sta succedendo adesso, con Mitsotakis intrappolato nella sua rete stesa di nascosto.

Ma gli inglesi si sono dimostrati più accorti. Le trattative segrete riguardavano non il ritorno definitivo dei marmi, come voleva far credere Mitsotakis, ma uno scambio con preziose antichità mai uscite dai musei greci. Come se non bastasse, i marmi sottratti brutalmente tre secoli fa da Lord Elgin con il permesso del bey ottomano di Atene, non torneranno a ricongiungersi con gli altri frammenti del fregio del Partenone conservati nel Museo dell’Acropoli. Il British Museum, infatti, non parla di restituzione ma di «prestito» nell’ambito dell’accordo.

DA QUANDO Melina Mercuri, all’epoca ministra della Cultura, sollevò il problema della preziosa zoforos spezzata in due, le autorità greche hanno sempre richiesto il ricongiungimento permanente dei marmi, giudicando illegittima la proprietà britannica e ottenendo il riconoscimento della posizione greca da parte dell’Unesco ma anche del mondo archeologico internazionale. La rivendicazione, ricordiamo, si basa sulla frammentazione di un’opera d’arte di fondamentale importanza per la cultura europea e non mira a far tornare in Grecia qualsiasi reperto antico della loro civiltà si trovi in giro per il mondo. È questo un chiarimento necessario di fronte alle inesattezze riportate in diversi articoli.

LA CAMPAGNA DI STAMPA britannica mira a fare pressione su Atene per una via d’uscita che possa contare su un unico vincitore della vicenda: il British Museum. La ministra greca della Cultura Lina Mendoni è stata colta di sorpresa (anche perché i negoziati li ha condotti Mitsotakis in persona). Giovedì sera ha diramato un comunicato di smentita dell’accordo sullo scambio delle antichità in prestito ma era già tardi. Le emittenti tv, tutte al servizio del governo, hanno rilanciato gli articoli della stampa britannica, parlando di «grande successo personale di Mitsotakis».

LA SMENTITA del ministero riguardava l’«imminente accordo», ma non il prestito. Cosa che ha provocato la ribellione degli archeologi. «Un accordo simile fa comodo ai britannici» ha spiegato il professore di archeologia Yannis Hamilakis (recentemente intervistato dal manifesto), dal momento che «non riconosce che i reperti sono prodotto di sottrazione di tipo coloniale». Syriza ha parlato di «oscure manovre prelettorali» che hanno reso i marmi del Partenone oggetto di scambio e ha chiesto che fosse informata la commissione Cultura del Parlamento.