Grazie alle vittorie referendarie in Maryland e Missouri salgono a 21 gli Stati Usa che hanno legalizzato la cannabis per tutti gli usi. In Arkansas, Nord e Sud Dakota, dove però la cannabis è già legale per uso medico, hanno invece vinto i no.

Salta agli occhi la vittoria schiacciante in Maryland: il sì supera il 65%, ed è distribuito uniformemente nelle contee dello stato della costa ovest. Qui è stato il parlamento a portare al voto popolare la Question 4: questa prevede che a partire dal 1° luglio 2023 gli adulti possano legalmente detenere fino a circa 42 grammi (1,5 once) di cannabis e 12 grammi di concentrati di cannabis. Il possesso di quantità comprese tra 1,5 e 2,5 once sarà soggetto solo a multe, mentre quantità maggiori saranno colpite con le attuali sanzioni penali. Sarà invece compito del Parlamento dello Stato, ora governato dal democratico Wes Moore dopo 6 anni di guida repubblicana, stabilire norme e regolamenti che disciplineranno il mercato della cannabis legale.

IL RISULTATO PIÙ IMPORTANTE, anche simbolicamente, è però quello nel Missouri. La cannabis legale sfonda per la prima volta nel midwest, in uno stato saldamente in mano repubblicana in cui ha prevalso con 6 punti di margine l’Amendment 3: 53% a 47% con l’89% delle schede scrutinate.

Se il quesito ha raccolto consensi anche nelle contee rurali, pur senza imporsi nella gran parte di queste, è invece netto il successo nelle città. Spicca St. Louis, con il 73% dei favorevoli: è la terza città per tasso di criminalità negli Usa, resa tristemente nota nel 2014 per l’uccisione del 18enne Michael Brown da parte di un poliziotto a Ferguson, un sobborgo di St. Louis.

Non è casuale: la proposta referendaria non si limita a legalizzare la coltivazione, l’acquisto, il possesso e il consumo di cannabis ma affronta sia il tema della giustizia che quello del risarcimento delle vittime della war on drugs. Ricalcando le leggi più recenti e avanzate, come quella di New York, il provvedimento si pone l’obbiettivo di garantire la partecipazione all’industria della cannabis legale ai componenti delle comunità a più alto tasso di povertà e più colpite dal proibizionismo. Compresi coloro che, condannati in passato per reati non violenti legati alla marijuana, vedranno non solo cancellati dalle fedine penali i reati non violenti collegati alla cannabis, ma avranno anche una possibilità di entrare, con meno ostacoli burocratici e finanziari possibili, nel mercato legale della cannabis. Infine, il testo cerca di garantire l’accesso nel mercato anche alle piccole imprese, favorendo così i piccoli produttori locali.

NONOSTANTE ALCUNI SONDAGGI che lasciavano un filo di speranza, l’esito elettorale in Arkansas (56% No – 44% Sì), Nord Dakota (55% No – 45% Sì) era abbastanza prevedibile. Nel South Dakota (53% No – 47% Sì) invece non si è avuto il bis del 2020, quando il referendum passò per poi essere annullato dalla Corte Suprema. Del resto, più l’onda verde avanza negli Usa più trova scogli difficili da superare, in particolare negli Stati centrali, dove prevale il voto conservatore e il lavoro di sensibilizzazione è iniziato da poco. I primi risultati però si vedono: Missouri a parte, in 5 città del Texas sono state approvate misure volte alla depenalizzazione del possesso di cannabis. Il prossimo test a marzo 2023, quando sarà il turno dell’Oklahoma, il cui voto sulla cannabis è stato rinviato a causa di lungaggini burocratiche nella conta delle firme.

È ancora in bilico, infine, il risultato del referendum per la legalizzazione di alcuni psichedelici in Colorado. Con l’80% dei voti scrutinati la Proposition 122 vede in testa i sì di soli due punti, 51% a 49%. Al di là del testo – contestato dagli stessi attivisti – e del risultato ancora incerto è evidente che l’urgenza di una riforma delle politiche sulle droghe, basata sulle evidenze scientifiche e sul rispetto dei diritti umani, è ormai un sentimento diffuso negli Stati uniti.