La militante palestinese e membra del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina, Mariam Abu Daqqa, sarà espulsa dal suolo francese. Lo ha stabilito ieri il Consiglio di Stato, la massima corte amministrativa d’oltralpe, che ha così sconfessato il tribunale amministrativo di Parigi che aveva, sospeso il decreto d’espulsione diramato dal ministero degli interni tre settimane fa.

La 72enne «nota militante per i diritti delle donne a Gaza», come la descrive Le Monde, era stata arrestata e confinata ai domiciliari a Marsiglia il 16 ottobre, dopo che il ministro degli interni Gérald Darmanin ne aveva decretato l’espulsione «in urgenza assoluta».

SECONDO le autorità, l’appartenenza di Abu Daqqa al Pflp e la sua partecipazione a una serie di eventi e conferenze sulla lotta palestinese in Francia, rischiano di «fomentare tensioni, odio e violenza tra le comunità e creare gravi problemi di ordine pubblico», si legge nel decreto di espulsione pubblicato da varie testate francesi.

Il 20 ottobre il tribunale amministrativo di Parigi aveva sospeso il decreto di espulsione, giudicandolo «una violazione grave e manifestamente illegale della libertà di espressione e di circolazione» della militante palestinese. «Ho un visto valido, non sono una terrorista ma un’attivista di sinistra che viene in Francia per parlare dei diritti delle donne e dei palestinesi – aveva dichiarato Abu Daqqa al manifesto – Pensavo fossimo in democrazia, in questo paese».

Nei giorni successivi, in concomitanza con il divieto di organizzare manifestazioni pro-Palestina in Francia, vari eventi nei quali avrebbe dovuto partecipare sono stati annullati dalle prefetture locali, in particolare a Lione e Martigues (regione di Marsiglia). Oggi sarebbe dovuta intervenire alla Camera dei Deputati, in occasione della proiezione del film Yallah Gaza, ma la presidente dell’emiciclo, la macronista Yael Braun-Pivet, ne ha vietato la presenza.

DOPO il ricorso del ministero, il caso è approdato al Consiglio di Stato. Stando al resoconto dell’udienza fornito dall’ong Europalestine, l’avvocatura di Stato avrebbe sostenuto che «il sostegno alla causa palestinese è accettabile in tempi normali, ma non dopo gli eventi del 7 ottobre» e che «non è accettabile discutere di colonizzazione e apartheid nelle circostanze attuali».

I giudici francesi hanno infine deliberato per l’espulsione della militante palestinese, stimandone la «presenza sul suolo francese, nell’ottica di esprimersi sul conflitto israelo-palestinese» foriera di possibili «gravi violazioni dell’ordine pubblico», giacché Abu Daqqa è membra di un’organizzazione – il Pflp – «che ha rivendicato degli attentati contro dei civili israeliani».

«Oggi, il governo francese mi assimila a una terrorista perché denuncio le bombe israeliane che uccidono civili, donne, bambini, vecchi, bombardano case e ospedali», aveva dichiarato in un’intervista a Mediapart il 18 ottobre scorso. «È questa la democrazia francese? Allora, è intollerabile».