Marco era juventino. Il che, viene da pensare, gli ha garantito la possibilità di godersi qualche vittoria. La sua attitudine era, al contrario, quella di mettersi nella posizione più scomoda, produttiva eppure prossima alla sconfitta di fronte alle smentite della realtà. La sua pacatezza, dunque, si traduceva in un eloquio piano e solo all’apparenza sommesso. Parlava con normalità spiazzante di eventi e ipotesi eccezionali.
Il che forse derivava dalla sua formazione poetica. La sua musica era il blues: anche qui storie di looser, gente in cerca di redenzione che canta sotto la pioggia, col cuore infranto e senza soldi ma con lo stile e il senso del rimo delle cose della vita.
Persino a Carta, che pure aveva fondato, finì per trovarsi in una posizione di responsabilità ma scomoda, da potenziale sconfitto. Era curioso delle forme di vita al di fuori del mercato, in maniera non ideologica ma alla ricerca di una solidità di pensiero che desse sostanza politica alle pratiche di resistenza. Cose concrete, come concreti e poco gratificanti erano i compiti che spesso gli toccavano per tappare buchi di bilancio e mettere in ordine i conti delle imprese editoriali alle quali aveva partecipato.
Questa postura lo aveva avvicinato agli zapatisti e lo aveva condotto a curare la traduzione italiana a di Cambiare il mondo senza prendere il potere il libro di John Holloway che a cavallo dei movimenti di Genova e contro la guerra globale si impose al dibattito dei movimenti.
Marco scriveva da dio, era preso da mille altre cose ma quando scriveva lo faceva per ciò che amava, articolesse lunghe e bellissime sul Cile, il Messico, l’Argentina, la Grecia, oppure traduceva i pezzi dei suoi amici latinoamericani che glieli mandavano da molto lontano e che lo amavano.

Marco non andava mai dritto, non era mai rapido, non parlava mai poco. I suoi silenzi erano il segno di dubbi, incomprensioni, pensieri. Stava a lungo sulle cose e dentro le cose, un po’ scomodo, le guardava da sotto di lato da vicino, ci tornava sopra e questo ci esasperava a volte. Non andava dritto, girava in tondo, ma era il suo modo di stare al mondo. Era un modo complicato, che lo ha stancato troppo.