Gran consulto ieri a Bruxelles tra i commissari europei sulla legge di bilancio del governo italiano in vista della pubblicazione delle nuove previsioni economiche che quasi certamente rivedranno al ribasso le stime di crescita. E nel frattempo il fronte del rigore dei conti si è rafforzato con l’intervento del presidente della Bce Mario Draghi.

A TRE GIORNI dall’Eurogruppo di lunedì, a cui ha partecipato anche il ministro dell’economia Giovanni Tria, fonti europee hanno tenuto a far sapere che Draghi ha insistito sulla necessità della riduzione del debito pubblico. Prendendo la parola nella riunione dei ministri dell’economia, pur non citando l’Italia, Draghi avrebbe sottolineato che il governo non dovrebbe solo rispettare le regole Ue, ma anche essere molto prudente. Una «deviazione», giudicata dalla Commissione come «senza precedenti» rispetto ai parametri sarebbe a suo avviso nocivo per il funzionamento dell’Unione monetaria.

IL SINGOLARE RETROSCENA non è casuale. Mentre a Palazzo Chigi l’annunciato «vertice» (derubricato a «riunione» da Conte) è sfumato per «la partita della Roma», segno dello sfilacciamento caotico al limite del parodistico della maggioranza e degli scossoni prodotti nelle ultime ore dal Dl sicurezza e dalla prescrizione, a Bruxelles i guardiani dei conti hanno costruito un fronte compatto in vista della risposta ai rilievi della Commissione che il governo dovrà inviare entro martedì e dell’annunciata «bocciatura» della legge di bilancio prevista per il 23 novembre.

IN QUESTA PROSPETTIVA, i tessitori della ragnatela hanno lavorato intensamente. Ha iniziato il portavoce capo della Commissione, Margaritis Schinas che si è detto «lieto di ricevere il sostegno unanime degli Stati membri dell’Eurozona al suo lavoro, lunedì scorso nell’Eurogruppo». È stato convocato un collegio dei commissari europei che hanno discusso del «caso Italia». Un incontro previsto dalla procedura, è stato fatto notare, in cui il vicepresidente della Commissione Dombrovskis e il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, hanno informato sullo stato della situazione e sulle prossime tappe del processo. Contestualmente il presidente dell’Eurogruppo, il portoghese Mario Centeno che venerdì sarà a Roma per un incontro con il ministro Tria, ha incontrato Juncker.

«VI RISPONDO con una sola parola: domani \[oggi per chi legge, ndr.\]». Così ha risposto Moscovici ha declinato a chi gli ha chiesto se è fondata la notizia per cui starebbe lavorando ad un’ipotesi di accordo con il governo italiano per un abbassare del rapporto tra deficit e Pil per il 2019 previsto al 2,4% dal documento programmatico di bilancio già respinto dalla Commissione lo scorso 23 ottobre.

LE DIFFERENZE non potrebbe essere più ampie, in questo momento. A Roma è stata prevista una crescita reale del Pil dell’1,5%. Nelle previsioni economiche di luglio la Commissione aveva già indicato una crescita dell’1,1% per il 2019, già rivista al ribasso rispetto alle previsioni di primavera (+1,2%). Secondo il Fondo Monetario Internazionale il Pil italiano dovrebbe crescere dell’1% in termini reali nel 2019. I dati Istat annunciano un livello ancora più basso: la crescita stimata del Pil nel terzo trimestre 2018 è stata zero dopo 14 trimestri consecutivi di crescita. E il quarto trimestre potrebbe andare anche peggio. L’Istat ieri ha segnalato che a ottobre l’indicatore che anticipa l’andamento dell’economia è in flessione, «segnalando la persistenza di una fase di debolezza del ciclo economico». In queste condizioni, agli occhi europei, le stime del governo risultano infondate.

MATTEO SALVINI ha riproposto la narrativa delle ultime settimane dello scontro. «Se a Bruxelles chi invia letterine leggerà i numeri, capirà» ha detto. Al momento l’interesse del governo è smentire che ci sia un «rischio-Italia», «Siamo una delle economie più sane e il nostro sistema bancario e più solido di quello tedesco» ha aggiunto Salvini. Il problema è che a Bruxelles quei numeri sembrano averli letti. E non sono d’accordo.