Al governo e al ministro Schillaci che invitano a leggere bene la legge di Bilancio rispondiamo che noi l’abbiamo letta benissimo e non solo non ci facciamo abbindolare da annunci e promesse, ma vogliamo dire con forza che siamo stanchi di parole vane se poi la cruda realtà dei fatti e dei numeri è quella di tagli pesanti al Sistema sanitario nazionale. Anche per questo abbiamo scioperato, scioperiamo e sciopereremo.

Il ministro della Salute ha manifestato «la volontà di risolvere le criticità che sono legate alla norma sulle pensioni» ma un ministro non può limitarsi ad esprimere intenzioni o a rilasciare dichiarazioni, il problema vero è che quella norma sulle pensioni di lavoratrici e lavoratori pubblici, peraltro di dubbia legittimità costituzionale, non doveva esserci. Mentre dovevano risultare scelte necessarie di rilancio del Ssn a partire da un adeguato finanziamento e un concreto investimento su salute di territorio e personale.

“Potenziamento del sistema sanitario”, il titolo poteva far ben sperare, ma i numeri raccontano tutta un’altra storia: l’incremento del Fabbisogno Sanitario di 3,4 e 4,2 miliardi rispettivamente per i prossimi tre anni, non solo è assolutamente inadeguato ai bisogni urgenti della sanità pubblica, come peraltro rimarcato sia dalla Corte dei Conti che dall’Ufficio parlamentare di bilancio, ma non è sufficiente neanche a coprire gli effetti dell’inflazione e paradossalmente nemmeno adeguato a quanto richiesto dallo stesso ministro della Salute: risorse inadeguate a coprire i rinnovi contrattuali del personale sanitario e le ulteriori nuove spese vincolate (per liste di attesa, privato convenzionato, prestazioni aggiuntive, eccettera). Ciò significa che le Regioni avranno difficoltà maggiori rispetto a quelle di oggi.

Allarmante il rapporto tra Fondo Sanitario nazionale e Pil che dal 6,3% del 2024 scende ulteriormente al 6,1 nel 2025, fino al 5,9% nel 2026: il valore più basso degli ultimi decenni. Evidente la volontà del governo Meloni di disinvestire e di proseguire nello smantellamento del Ssn e nella privatizzazione della salute.

Totalmente sbagliate le scelte sul personale: alla carenza di medici e infermieri, a salari inadeguati e a tempi di attesa da ridurre, non solo si conferma il tetto alla spesa sul personale, ma il governo sembra non avere nessuna strategia se non quella di far lavorare di più ricorrendo al “cottimo” in sanità, incurante di quanto il personale sia già stremato dopo anni di sacrifici. Sarebbe questo “l’intervento straordinario sul personale” tanto decantato dal ministro?

Si rivedono invece i tetti alla spesa farmaceutica, così come i tetti di spesa per acquisti di prestazioni da privati a cui saranno destinati 1,2 miliardi di euro in più nel triennio: un ulteriore trasferimento alla sanità privata verso cui si dirottano sempre più risorse anziché investire nel pubblico, assumendo e valorizzando il personale.

A fronte del progressivo invecchiamento della popolazione, non si prevede alcun finanziamento per la non autosufficienza e a favore delle persone anziane. Pensare che 250 milioni per il 2025 e 350 milioni per il 2026, dunque neanche subito, possano essere considerati adeguati al potenziamento dell’assistenza territoriali fa decisamente indignare e preoccupa ancor più la rimodulazione della Missione 6 del Pnrr, con il taglio di 414 Case della Comunità (-31%), 96 Ospedali di Comunità (-24%) e 76 Centrali Operative Territoriali (-13%).

Con l’idea di una sanità pubblica ridotta, il governo dimostra di voler chiudere gli occhi di fronte alle difficoltà. La mancanza di risorse e le scelte sbagliate dell’esecutivo lasceranno sempre più sole le persone, costrette a fare i conti con tempi di attesa insostenibili, diseguaglianze, assistenza e cure sempre più inaccessibili se non ricorrendo al privato e pagando di tasca propria o rinunciando a curarsi.

Oggi sono ancor più forti le ragioni per sostenere il valore del Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e universale. Serve cambiare la legge di bilancio per difendere e rilanciale Ssn a tutela del diritto alla salute previsto dall’articolo 32 della Costituzione e per la dignità dei professionisti.

* Segretaria confederale Cgil