I due pesi massimi della politica africana, il presidente del Senegal e dell’Unione Africana Macky Sall e il presidente della Commissione dell’Unione Africana Moussa Faki Mahamat, hanno incontrato ieri in Russia, sul Mar Nero, il presidente russo Vladimir Putin, in quello che è l’incontro internazionale di livello più alto del presidente russo da quando ha invaso l’Ucraina. «Il ruolo dell’Africa sta crescendo» ha detto Putin salutando Sall e Faki nella sua residenza di Sochi.

SEBBENE RUSSIA e Ucraina producano solo un terzo del grano e dell’orzo del mondo, gran parte di questo è venduto ai paesi africani, che importano il 40% del loro fabbisogno proprio da loro, anche se Ruanda, Tanzania e Senegal arrivano al 60%, l’Egitto all’80%. Sin dall’inizio del conflitto uno degli “effetti farfalla” che spaventano l’Africa riguarda la sicurezza alimentare. Secondo Leonid Fituni, vicedirettore per gli studi africani dell’Accademia russa delle scienze intervistato dalla Nezavisimaya Gazeta, «durante la pandemia sono iniziati a emergere problemi sui prezzi dei generi alimentari. Inoltre, le complicazioni con i pagamenti in valuta estera e l’impossibilità per la Russia di utilizzare appieno il trasporto marittimo sta creando ulteriori difficoltà». Per Mosca, il conflitto esteso nel Mar d’Azov e nel Mar Nero, oltre che rappresentare un problema di sicurezza per la logistica commerciale, ha fatto schizzare anche le tariffe delle assicurazioni sui mercantili e, di conseguenza, gonfiato i prezzi delle merci. Proprio ieri il Ciad ha decretato un’emergenza alimentare e nutrizionale.

SECONDO IL PORTAVOCE del Cremlino Dimitri Peskov Putin ha ragguagliato Sall e Faki «sulla situazione del grano ucraino», specificando che la decisione di minare i porti da parte del genio militare ucraino è di fatto la causa principale del blocco. Altro problema sarebbero «le sanzioni su larga scala che Stati uniti e Unione europea hanno imposto alla Russia», che avrebbero tra i loro effetti il blocco dell’esportazioni. Sono molti i timori di Sall e Faki: l’Africa è preoccupata di non riuscire a mitigare la crisi del grano con la produzione interna per via della carenza di fertilizzanti, di cui sempre Russia e Ucraina sono tra i principali esportatori. «Prenda coscienza che i nostri paesi» seppur lontani dal teatro del conflitto «sono vittime a livello economico» ha detto Sall a Putin in favore di telecamere, aggiungendo che è importante «lavorare assieme» in modo che le sanzioni occidentali contro la Russia non riguardino più cibo e fertilizzanti: «Non abbiamo più accesso al grano dalla Russia e soprattutto ai fertilizzanti» ha detto Sall, ricordando che questi ultimi sono cruciali per l’agricoltura africana, «già carente».

Di fronte ai media e nei comunicati stampa Putin non ha menzionato la questione del grano ma ha detto che «la Russia è sempre dalla parte dell’Africa» e che Mosca vuole rafforzare la cooperazione con il continente. Secondo molti a margine dell’incontro si sarebbe discusso della seconda edizione del vertice Russia-Africa, tenutosi a Sochi nel 2019 e che potrebbe essere organizzato entro la fine dell’anno ad Addis Abeba, in Etiopia.

LA CRISI DEL GRANO in Africa è una realtà cui molti governi stanno già pagando il prezzo: secondo il Programma alimentare mondiale in Corno d’Africa più di 14 milioni di persone sono sull’orlo della fame, cifra che sale a 40 milioni in Africa occidentale.

L’Egitto, il 2 giugno scorso, ha effettuato il suo più grande acquisto di grano dallo scoppio del conflitto in Ucraina, 465.000 tonnellate provenienti da Russia, Romania e Bulgaria al costo di 480 dollari la tonnellata, un aumento del 41% rispetto all’ultimo acquisto, effettuato prima dell’invasione russa. Il giorno prima, il governo del Cairo ha annunciato il divieto di commercio di grano da parte di terzi fino almeno alla fine di agosto, una decisione volta a controllare completamente il mercato. Inoltre, secondo un documento della Banca Mondiale, l’Egitto avrà accesso a oltre 600 milioni di dollari messi a disposizione dalla stessa Banca e dall’Unione europea per migliorare il suo sistema di stoccaggio e sostenere gli acquisti di grano. L’ultima settimana di maggio, Il Cairo ha ottenuto il raddoppio del suo limite di credito, salito a 6 miliardi di dollari, presso la International Islamic Trade Finance Corporation con sede in Arabia Saudita, fondi che il governo vorrebbe utilizzare per mitigare la crisi alimentare.