Al governo Meloni l’idea che a Padova 37 bambini concepiti all’estero da fecondazione eterologa e nati in Italia possano avere riconosciute anche all’anagrafe le loro due mamme, proprio non piace. Ancora meno tollerato è il fatto che il sindaco Sergio Giordani abbia disatteso l’ordine governativo di non trascrivere i certificati di nascita esteri diramato un anno fa a tutti i prefetti. E così, il Ministero dell’Interno ha ora impugnato le sentenze con cui il Tribunale patavino un paio di settimane fa ha dato ragione alle coppie omogenitoriali femminili e rigettato i 37 ricorsi sollevati dalla Procura contro la registrazione all’anagrafe sia della madre biologica che di quella intenzionale di altrettanti bimbi già nati e residenti a Padova.

Il Viminale, dunque, tramite l’Avvocatura distrettuale del Veneto ha presentato alla Corte d’appello di Venezia i ricorsi contro gran parte delle decisioni del Tribunale civile di Padova, secondo il quale non si può modificare un atto ufficiale di stato civile all’anagrafe se non nei casi previsti dalla legge o per effetto della decisione di un giudice. Inoltre, faceva notare la Corte patavina, la priorità è «tutelare l’interesse prevalente del bambino» a vivere «in una relazione stabile», anche in mancanza del legame biologico con i genitori. Al contrario, secondo l’Avvocatura distrettuale (e come già preannunciato dal sottosegretario leghista Ostellari), le sentenze del Tribunale sono state di «natura processuale» e non sono entrate nel merito della questione.

Secondo la capogruppo del Pd al Consiglio regionale del Veneto, Vanessa Camani, è la dimostrazione di come il governo Meloni persegua «la linea di un vergognoso accanimento contro le mamme arcobaleno e la volontà di negare i diritti dei nascituri».