Contro le sirene romane che volevano piegare il Pd a un’alleanza con la berlusconiana Letizia Moratti insieme a Renzi e Calenda, Pierfrancesco Majorino è riuscito a tenere unita una coalizione piuttosto larga con dentro oltre ai dem anche il M5S, l’Alleanza Verdi e Sinistra e una lista espressione dei territori e della società civile. La campagna elettorale di Majorino, dopo un evento a Milano con tutti e quattro i candidati alla segreteria del Pd, si è chiusa a Varese, città culla della Lega e dove Attilio Fontana ha fatto il sindaco per dieci anni prima di diventare presidente della Lombardia. «Dobbiamo insistere in ogni posto possibile, anche in quelli considerati più difficili» dice il candidato di centro sinistra e M5S.

I giornali hanno scritto che Fontana in caso di vittoria chiederà a Giorgia Meloni di confermare Guido Bertolaso alla sanità. Pensa che Fontana dovrà sempre chiedere il permesso a Meloni?
È evidente che sarebbe una Lombardia a trazione Fratelli d’Italia. Tra l’altro avremmo Bertolaso autorizzato da Meloni se va bene, ma molto più probabilmente ci troveremmo con Romano La Russa. Fontana sarebbe un governatore commissariato dalla destra più radicale.

Lei che atteggiamento avrà con il governo, in caso di vittoria?
Molto esigente, rispondendo agli interessi della regione e ai valori della Costituzione.

Fontana in campagna elettorale ha agitato la bozza dell’autonomia differenziata. Cosa ne farà lei di questa autonomia votata dal governo?
L’autonomia di Calderoli è micidiale, punta ad aumentare il divario tra le regioni del nord e del sud e credo sia la risposta più sbagliata alle necessità di sviluppo del paese. Tra l’altro non sostiene abbastanza i comuni, cosa che invece dovrebbe essere la via per una buona politica a sostegno delle comunità.

Il sindaco di Milano Sala ha chiesto al governo più fondi…
Ha ragione e ha giustamente paventato il rischio che con l’autonomia di Calderoli vengano addirittura ridotti i finanziamenti ai comuni. Su questo bisogna fare una giusta battaglia.

Ha già annunciato una squadra di nomi che vorrebbe come collaboratori della sua giunta: Gherardo Colombo, Cecilia Strada, Francesca Balzani tra gli altri. Vuole aggiungere qualche altro nome?
Avremo anche l’apporto di compagni di strada all’esterno della giunta come Mauro Berruto, ex ct della nazionale maschile di pallavolo, sul tema delle Olimpiadi. Guiderà una commissione di esperti per arrivare preparati all’evento. Poi ho chiesto disponibilità ad alcuni sindaci del territorio di entrare in una cabina di regia. Sindaci anche di piccoli comuni come Chiara Narciso di Oggiono perché il problema della giunta Fontana è che ha amplificato le distanze e ha abbandonato molti piccoli comuni.

Nei giorni scorsi è arrivato anche Giuseppe Conte a sostenerla, non vi conoscevate personalmente prima. Che impressione le ha fatto?
Una buona impressione personale e sono contento del laboratorio a cui abbiamo dato vita perché ci siamo concentrati sulle idee e sulla concretezza. Abbiamo parlato di come sostenere la sanità pubblica, di nuove politiche ambientali, del lavoro povero. È un approccio che serve molto alle forze democratiche e progressiste.

Fontana e Calenda in particolare hanno provato a dividervi usando ad esempio la questione degli inceneritori, che ha impedito l’alleanza nel Lazio…
Io sono molto fiero del lavoro che abbiamo fatto con i 5 Stelle e a tutte le altre liste che mi sostengono. Abbiamo parlato di questioni concrete, abbiamo smontato le balle che la destra ha provato a raccontare, come quella che volessimo chiudere i termovalorizzatori quando invece vogliamo trasformare gli impianti più obsoleti, come è stato fatto a Sesto San Giovanni.
Fontana teme l’astensione, sarà più alta rispetto al passato. Ne ha trovati tanti di lombardi che non vogliono votare?
Siamo in una fase di enorme distanza e disincanto verso la politica e l’utilità della Regione, ma sono convinto anche che ne abbiamo convinti tanti per aiutarci a cambiare.

Come si convince un indeciso in queste ultime ore?
Dicendogli cambia insieme a noi. Mettiamo in campo una nuova politica sulla sanità, sui diritti, sul lavoro, sull’ambiente. Aggiungo che una delle prime cose che vorrei fare da presidente della regione è chiedere a Vittorio Agnoletto di fare da garante dei diritti dei malati. Un ruolo indipendente dalla giunta per avere sempre una voce indipendente su questi temi.