Settimana tumultuosa prima del voto di domenica, per le europee considerate da tutti i partiti in Francia «le più importanti della storia» dell’Unione. Ieri, il governo Attal è stato sfidato da due mozioni di censura, una della France Insoumise (Lfi) l’altra del Rassemblement National (Rn), entrambe contro i tagli al bilancio per 10 miliardi che rispondono con una svolta di “austerità” all’abbassamento del “voto” della Francia da parte dell’agenzia di rating S&P, che è passata da AA a AA-.

Questa settimana ci sono le celebrazioni degli ottant’anni dello Sbarco in Normandia, che vedranno da domani e per tre giorni una serie di cerimonie: nelle 5 spiagge normanne del D-Day, nelle città coinvolte, da Cherbourg a Bayeux a Saint-Lô, in presenza di numerosi capi di stato e di governo, tra cui l’ucraino Zelensky (per l’Italia ci sarà Sergio Mattarella), ma senza i russi a causa della guerra di aggressione in corso. Dopo le celebrazioni, Joe Biden resterà in Francia fino al 9 giugno, per una lunga visita di stato. Tutte occasioni che Emmanuel Macron non si farà mancare – giovedì sera è programmata un’intervista a reti unificate, Tf1 e F2 – per intervenire ufficialmente con discorsi e immagini: la lezione della guerra di ieri contro il nazismo per risvegliare gli elettori che stanno per portare di nuovo in testa l’estrema destra e questa volta con il doppio dei voti del partito del presidente, Renaissance.

LE OPPOSIZIONI fanno a gara per esprimere indignazione di fronte a questo blitz mediatico, che in realtà potrebbe essere un boomerang, visto che il partito di Marine Le Pen vuole fare del voto un “referendum anti-Macron”, riducendo la battaglia europea a una disfida nazionale. Il presidente butta tutto il suo peso a fine campagna (nel 2019 era stato utile), per motivare la sua base elettorale contro un’estrema destra che nei sondaggi sfiora il 40%, tra Rn ancora in crescita al 33% (malgrado la modestia rivelata dal capo-lista Jordan Bardella nel dibattito con il primo ministro Gabriel Attal) e Reconquête!, il partito di Éric Zemmour con Marion Maréchal, intorno al 5%. Renaissance con la semi-sconosciuta Valérie Hayer è al punto più basso, intorno al 16%. Il tutto con delle previsioni di astensione in crescita rispetto al 2019 (allora la partecipazione era stata sul 50% oggi potrebbe calare al 47%).

LA SINISTRA, complessivamente, è al 32,5%. Ma arriva al voto sparpagliata, con le 4 forze principali che invece di mettere in evidenza i punti di convergenza europei – messa al bando dei prodotti che dipendono dal lavoro di schiavi, salario minimo europeo, protezione dei lavoratori delle piattaforme, denuncia dei trattati di libero scambio squilibrati – insistono sulle differenze e sulla spaccatura delle “due sinistre irriconciliabili”.

L’Europa continua a dividere a sinistra e potrebbe portare a un sovvertimento degli equilibri usciti dalle legislative del 2022 con l’accordo della Nupes. Allora, era stata Lfi di Mélenchon a imporre la sua forza, oggi in testa e molto avanti c’è la lista Place-Publique-Ps di Raphaël Glucksmann, che punta a superare Renaissance e ad arrivare al secondo posto dietro l’estrema destra (secondo l’ultimo sondaggio è al 14,5%). Glucksmann è d’accordo con Macron su un punto: le europee determineranno «se l’Europa esiste o no».

Per il leader socialista, la guerra in Ucraina è un attacco alla nostra democrazia, quindi bisogna combattere. Lfi, che è data intorno al 7-8%, cerca invece un compromesso con la Russia, per mettere fine alla guerra, e per questo, secondo il segretario socialista Olivier Faure, attacca il Ps invece che l’estrema destra, «fa la campagna che non si dovrebbe fare». Per François Ruffin di Lfi, Glucksmann è «sconnesso, fuori del mondo, senza radici».
Lionel Jospin ha partecipato alla campagna del Ps, ma a mettere in difficoltà Glucksmann è stato François Hollande, che ha dato l’impressione di voler approfittare dei buoni sondaggi del giovane capo-lista per rilanciare se stesso in vista delle prossime presidenziali. Manon Aubry capo-lista Lfi, ironizza: «Invece di Risvegliare l’Europa – (è lo slogan del Ps) – Glucksmann ha risvegliato Hollande».

GLI ECOLOGISTI sono in grande difficoltà in un’elezione tradizionalmente favorevole (nel 2019 avevano superato il 13% ora rischiano di cadere sotto la soglia di sbarramento del 5%). La capo-lista Marie Toussaint accusa i rivali a sinistra di riprendere le idee ecologiste «in versione sbiadita» e ribatte a Manon Aubry, che ha invitato al «voto utile»: «Con delle amiche così non abbiamo bisogno di nemici». Il partito comunista (Pcf), dato intorno al 2%, resta sull’euroscetticismo e accusa il Ps («la sinistra liberista di François Hollande») e Lfi («la sinistra oltranzista che cerca di dividere»).

La Francia va al voto in piena preparazione delle Olimpiadi e con una parte del territorio in agitazione: in Nuova Caledonia ci saranno i seggi, dove possibile, anche se i 200mila votanti hanno poco peso, perché ci vogliono 600mila voti per eleggere un eurodeputato francese.