Una N’Djamena blindata ha accolto ieri numerosi capi di stato per i funerali del presidente del Ciad, Idriss Deby Itno, morto lo scorso martedì durante gli scontri tra l’esercito regolare e i ribelli del Fronte per l’Alternativa e la Concordia in Ciad (Fact).

NONOSTANTE LE INCERTEZZE sulla transizione nel paese e la minaccia di attacchi verso la capitale da parte dei ribelli del Fact, alla cerimonia erano presenti tutti i principali leader della zona del Sahel (Mauritania, Niger, Mali e Burkina Faso), l’attuale presidente in carica dell’Unione africana, Felix Tshisekedi, il rappresentante esteri dell’Unione europea, Josep Borrel e soprattutto l’alleato di sempre: il presidente francese Emmanuel Macron.

«La Francia non permetterà mai a nessuno, né oggi né domani, di mettere a rischio l’integrità del Ciad – ha promesso Macron nella sua orazione funebre – rendendo omaggio al caro amico e maresciallo Idriss, morto come un eroe per difendere il suo paese».
Macron ha rivolto poi un appello al Consiglio militare di transizione (Cmt), presieduto dal giovane generale Mahamat Deby (figlio del defunto presidente), richiedendo «stabilità, inclusione, dialogo e transizione democratica». Prima del funerale il capo di stato francese si era incontrato con i presidenti saheliani dando, di fatto, un «sostegno internazionale» al processo di transizione militare in corso nel paese, pur mostrando fermezza «per quanto riguarda la durata della transizione».

UNA POSIZIONE molto «morbida» da parte della Francia e della comunità internazionale legata soprattutto al fatto che il Ciad resta un prezioso alleato nella lotta contro il jihadismo nella regione del Sahel.
Durissime, al contrario, le proteste da parte delle opposizioni politiche che già in precedenza avevano boicottato le presidenziali dell’11 aprile, denunciando «la dura repressione del presidente alla richiesta di un cambio di potere».

In un comunicato unitario, Mahamat Bichara, portavoce della coalizione delle opposizioni, ha definito la nomina di Mahamat Deby come «illegittima», indicando la transizione militare un «colpo di stato istituzionale». Riguardo al rischio di ingerenze, le opposizioni hanno avvertito Parigi che «nessuna interferenza negli affari interni del Ciad sarà tollerata». Saleh Kebzabo, altro leader dell’opposizione, ha chiesto subito «l’inclusione di tutti i partiti nel processo di transizione come segno da parte dei militari di unità e dialogo».

TENSIONI SI REGISTRANO anche all’interno dell’esercito, visto che il generale Idriss Abdéramane Dicko e diversi ufficiali dell’esercito ciadiano si sono rifiutati di legittimare questa presa di potere da parte del figlio dell’ex presidente. «Diciamo ai nostri confratelli che fanno parte del Consiglio di transizione – ha dichiarato il generale Dicko all’agenzia Afp – di tornare indietro e di includere tutte le parti della società e della politica ciadiana per arrivare, in tempi brevi, ad elezioni. Se questo non avverrà, non potremo garantire le conseguenze che ne deriveranno».

RIGUARDO AI MILIZIANI delle Fact, il portavoce del gruppo politico-militare ribelle, Kingabé Ogouzeimi, ha annunciato «una tregua di qualche giorno per rispettare la celebrazione del funerale del presidente Deby», anche se ha denunciato il mancato rispetto degli accordi a causa di «una serie di bombardamenti aerei congiunti dell forze ciadiane e francesi».

«Rifiutiamo categoricamente la transizione militare e continueremo la nostra offensiva verso la capitale per ristabilire la democrazia – ha concluso Ogouzeimi -, il Ciad è una repubblica e non una monarchia dove il potere si tramanda di padre in figlio».