«Dialogo difficile, ma i canali di discussione restano aperti» tra la Russia e gli europei, anche se serve per il momento soprattutto a constatare i disaccordi. Vladimir Putin e Emmanuel Macron, dopo una telefonata durata più di un’ora ieri in tarda mattinata si sono accordati per dire che l’obiettivo è una de-escalation della tensione nell’est dell’Ucraina, per ritrovare, al termine, un ritorno alla pace e alla sicurezza lungo un confine di 400 km. Anche se, sottolinea l’Eliseo, «non basta una telefonata» per risolvere la crisi.

IL CREMLINO, nel resoconto dell’incontro, ha citato esplicitamente il ruolo dell’Europa. Il quadro del dialogo è quello degli accordi di Minsk, firmati nel 2015, poi violati a più riprese e rinati questa settimana, con l’incontro a Parigi tra i consiglieri diplomatici del Formato Normandia, mercoledì 26, e al centro di un nuovo contatto, a Berlino tra due settimane, tra rappresentanti russi e ucraini, con la mediazione di Francia e Germania.
Usa e Russia, che a Ginevra hanno scavalcato gli europei per trattare direttamente (su ampi temi di sicurezza, al di là degli accordi di Minsk che riguardano le due repubbliche di Donetsk e di Lugansk), poco per volta sembrano aprirsi a farli rientrare nel gioco.

La prima posta in gioco è un nuovo cessate-il-fuoco lungo il confine Ucraina-Russia: è l’obiettivo dell’azione diplomatica di questi giorni di Macron che, anche per l’imminenza delle presidenziali, ha in testa di far avanzare l’autonomia strategica europea, con il varo della «bussola» al prossimo vertice Ue di marzo.

GIÀ LUNEDÌ SCORSO, Joe Biden ha finalmente informato gli europei in una video-conferenza, a cui erano presenti anche i presidenti di Commissione e Consiglio Ue (e ha aspettato qualche ora in attesa della telefonata Macron-Putin, prima di convocare il Consiglio di sicurezza dell’Onu, sulle «minacce chiare»della Russia a «pace e sicurezza»: è per lunedì, ultimo giorno utile al Palazzo di vetro, finisce la presidenza della Norvegia e il 1° febbraio inizia quella russa). Restano i dubbi in sede Nato su un’autonomia dell’Europa ancora indefinita – anche la Russia crede poco a questa emancipazione europea.

Macron, ieri alle 19, ha telefonato anche al suo omologo ucraino, Volodymyr Zelenski, che afferma, contrariamente a quello che sostengono da giorni gli anglosassoni: «Non dobbiamo cedere al panico su un’invasione» (v. articolo accanto).

In discussione anche il progetto di Macron di recarsi prossimamente a Kiev. Macron ha riaffermato la solidarietà europea a Kiev, dove è presente fino al 2 febbraio una delegazione del Parlamento europeo e dove è previsto un viaggio del ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian.

L’UCRAINA HA RITIRATO la controversa legge «di transizione» sulle due repubbliche e, stando agli accordi di Minsk, adesso deve presentarne un’altra che rispetti il testo firmato nel 2015, che prevede un’ampia autonomia dei poteri locali delle due repubbliche, nell’ambito della sovranità ucraina.

Putin, ieri, ha ripetuto che la Russia non ha intenzione di avviare un’offensiva militare in Ucraina, ma non ha detto nulla sui cyber-attacchi. Putin ha ricordato i molti motivi di tensione con la Nato, dal Kosovo all’Ucraina passando per la Georgia (la Russia ieri non ha permesso l’entrata a dei funzionari Ue).

IL CLIMA DELLA TELEFONATA tra Macron e Putin è stato disteso, secondo l’Eliseo, il presidente russo ha affermato che il leader francese «è quello con cui è possibile avere discussioni approfondite»: per dire che, con altri, è difficile. Difatti, Putin si è lamentato con Macron sulle risposte degli occidentali alle preoccupazioni russe in materia di sicurezza e ha respinto le esigenze contenute nella lettera spedita a Mosca da Washington qualche giorno fa.

Mosca non risponde all’esigenza di riconoscere senza ambiguità la sovranità di Kiev su tutto il territorio dell’Ucraina. Macron ha evitato di evocare eventuali nuove sanzioni contro la Russia. Macron e Putin hanno anche evitato di affrontare temi più conflittuali, come la presenza dei mercenari della Wagner nel Sahel. Ma hanno parlato di nucleare iraniano.

IERI, LA UE E GLI USA hanno diffuso un comunicato congiunto sull’energia, di fronte al rischio di un taglio delle forniture di gas russo, come reazione a nuove sanzioni: «Usa e Ue operano congiuntamente al rifornimento continuo, sufficiente e in tempo utile della Ue in gas naturale proveniente da diverse fonti attraverso il mondo per evitare shock di fornitura, ivi compresi quelli che potrebbero risultare da una nuova invasione russa dell’Ucraina.

Gli Usa sono già il più grande fornitore di gas naturale liquido (Gnl) della Ue». Il gas sarà al centro dell’incontro, il 7 febbraio, tra il cancelliere Olof Scholz e Joe Biden a Washington: gli Usa hanno messo sul piatto la fine, prima ancora di essere operativo, del North Stream 2, che Scholz considera un «affare privato» (la pipeline divide il governo tedesco).