Lo stato francese mette sul tavolo più di 8 miliardi di euro per salvare il settore auto, tra sostegno alla domanda e nuovi investimenti per conservare la produzione in Francia e realizzare la svolta nell’elettrico. Lo ha annunciato ieri Emmanuel Macron, in occasione di una visita in una fabbrica di Valéo (componentistica), nel Pas-de-Calais: il settore auto occupa direttamente 400mila persone in Francia, cifra che sale a quasi un milione se si aggiungono i servizi.

AI COSTRUTTORI, a cominciare da Renault (dove lo stato ha il 15%), chiede delle contropartite, sia per la produzione nazionale che per l’elettrico, per fare della Francia il primo paese europeo dell’auto pulita. Renault produrrà in Francia a Cléon il nuovo motore elettrico, anche per gli alleati Nissan e Mitsubishi (avrebbe dovuto essere prodotto in Asia) e ci sarà una tavola rotonda, con sindacati ed eletti locali, per verificare l’impegno del costruttore sul dialogo sociale, prima di concedere la garanzia statale di prestito di 5 miliardi: Renault entro il fine settimana deve presentare un progetto industriale che prevede un taglio dei costi di 2 miliardi e su cui pesa la minaccia di chiusura di 4 fabbriche (Choisy-le-Roi, Dieppe, addirittura Flins, 2600 dipendenti, Caudan, dove c’è stato uno sciopero questa settimana). A Psa Macron chiede di far crescere la produzione in Francia, 130mila auto nel 2021, con l’obiettivo di produrne 450mila. Per facilitare la svolta dell’auto elettrica, ci sarà un’accelerazione di costruzione di ricariche (5mila nel 2021).

Piano storico di fronte a una crisi storica, per Macron. Ci sono 400mila auto invendute nelle concessionarie francesi, cifra che salirà a 500mila a fine giugno. Il piano per il futuro, ha quindi una tappa immediata: aumentano gli aiuti in sostegno della domanda (fino a 7mila euro). Ma per la Fondazione per la Natura e l’Uomo dell’ex ministro dell’Ecologia Nicolas Hulot, questo piano di sostegno immediato va a favore anche dell’auto termica e del diesel, anche se di nuova generazione, quindi tradisce la svolta ecologica annunciata.

MACRON HA PROMESSO aiuti agli investimenti, per produrre in Francia «l’auto di domani»: un fondo di 600 milioni per l’indotto, 400 milioni dallo stato e 100 milioni ognuno versati dai due grandi gruppi francesi, Renault e Peugeot. 150 milioni saranno stanziati per la ricerca e sviluppo dell’auto del futuro. Macron mettendo sul tavolo 8 miliardi chiede un patto tra stato, imprese e lavoratori: rientro in Francia della produzione a più alto valore aggiunto e impegno per un dialogo sociale, sul modello di quello raggiunto di recente nel settore della metallurgia, che porta in Francia l’esempio tedesco di relazioni industriali (accordi per preservare occupazione e competenze, con possibile ricorso alla cassa integrazione in caso di difficoltà, per evitare piani di licenziamento).

Macron intende inserire il piano di salvataggio dell’auto nel Recovery Fund europeo, proposto la scorsa settimana dal presidente francese e dalla cancelliera tedesca, contributo al progetto che la Commissione europea presenta oggi. Con la Germania, c’è inoltre il progetto di collaborazione per le batterie dell’auto elettrica, oggi al 95% in Europa importate da Cina e Corea del sud. Renault, benché recalcitrante, entra nel progetto franco-tedesco dell’«Airbus delle batterie», dove è presente anche Total.

LA SVOLTA ELETTRICA resta sullo sfondo in una prospettiva di medio periodo, mentre l’emergenza è aiutare a rilanciare il settore auto a ripartire immediatamente, con un colpo di speroni per rilanciare la domanda. Un contributo a una prospettiva di più lungo periodo è venuto ieri da una proposta sottoscritta da una ventina di organizzazioni e sindacati (Cgt, Fsu, Greenpeace, Attac, Oxfam, Confédération paysanne, Amis de la terre, Droit au logement), che con Plus jamais ça propongono 34 misure. Tra queste, oltre a una migliore protezione dei lavoratori, il rifinanziamento degli ospedali pubblici, la riduzione del tempo di lavoro e la regolazione finanziaria, c’è anche la fine delle sovvenzioni per l’industria inquinante. Il segretario della Cgt, Philippe Martinez, afferma che «oggi gli aiuti di stato non sono né a favore del sociale né a favore dell’ambiente, ma vanno a vantaggio dei profitti e delle imprese». Martinez fa l’esempio di Renault e Air France, dove gli aiuti non escludono «ristrutturazioni» e sono «senza contropartite». Per Martinez, «bisogna che questi aiuti siano condizionati a cambiamenti profondi».