Ventiquattro giorni prima delle elezioni federali i macchinisti del sindacato Gdl tornano a incrociare le braccia annunciando il terzo sciopero per l’aumento del 3,2% della busta paga che Deutsche Bahn (Db) vorrebbe invece congelare. Dalle 17 di oggi alle 2 di martedì prossimo il traffico della rete ferroviaria nazionale e suburbana sarà dunque a singhiozzo, esattamente come durante la protesta di inizio agosto costata la cancellazione di ben 700 treni: il 75% dei convogli a lunga percorrenza.

La Sinistra difende apertamente la battaglia del sindacato chiedendo alla cancelliera Angela Merkel di fare pressione sui vertici di Db (che è una società pubblica) affinché accettino tutte le rivendicazioni del presidente della Gdl, Claus Weselsky, a partire dal cosiddetto “Corona-bonus” di 600 euro.

«Un altro sciopero è completamente irragionevole. Ora la palla passa nel campo del governo federale. La cancelliera fermi subito l’astensione ordinando ai dirigenti delle ferrovie di soddisfare le richieste dei macchinisti che non sono solo giustificate ma anche accettabili sotto il profilo economico. Non fosse altro per la pandemia in corso, è ora di mettere fine a questo teatrino» riassume Dietmar Bartsch, capogruppo della Linke al Bundestag.

Il braccio di ferro sindacale più lungo della storia delle ferrovie tedesche, dunque, è già diventato un nodo da sciogliere tra Parlamento e cancelleria, anche se il primo partito a saltare a piè pari sullo sciopero è stata proprio la Cdu con il segretario di Stato per i Trasporti, Enak Ferlemann, pronto a denunciare gli «obiettivi politici» dei macchinisti della Gdl.

In ogni caso Db è sempre più alle corde: fino a martedì prossimo riuscirà a garantire a malapena un quarto dei treni a lungo raggio previsti mentre il trasporto regionale e suburbano funzionerà solo nella misura del 40%. In più all’orizzonte si profila il maxi-rimborso ai viaggiatori già in possesso del biglietto per i convogli destinati a essere soppressi. Ieri la presidente del Collegio arbitrale sul traffico locale di Düsseldorf, Beatrix Kaschel, ha ricordato ai manager di Db che (ai sensi del regolamento Ue sui passeggeri) in caso di ritardi saranno obbligati a restituire una parte del costo dei titoli di viaggio «anche se la causa è l’agitazione sindacale».

Ben più grave e complicato, invece, il problema per il governo Merkel. «In seguito alla pandemia l’anno scorso sindacati e imprese avevano concordato di ridurre l’orario di lavoro con i dipendenti disposti a rinunciare agli aumenti salariali promessi. Adesso, però, oltre ai macchinisti si registrano anche i primi scioperi di avvertimento nell’industria metallurgica ed elettrica mentre in parallelo sono in corso i difficili negoziati per il rinnovo del contratto collettivo nel settore del commercio. La differenza è solo che queste astensioni non hanno conseguenze immediate per la maggior parte dei cittadini, al contrario dei treni» spiega Hagen Lesch, esperto dell’Istituto dell’economia tedesca “Idw”.