Presi a cinghiate al grido di «ebrei» solo perché indossavano la kippah. Aggrediti per strada in pieno giorno nel cuore del quartiere radical-chic della capitale che si immaginava popolato solo di hypster, turisti, studenti-Erasmus.

Succede a Berlino nel luogo più inaspettato e meno suscettibile al rischio di obiettivo sensibile. Ma accade ancora in Germania dove l’antisemitismo rimane un problema storico che continua a coincidere con cronaca e attualità. Tanto che il numero di casi analoghi viaggia al ritmo di 681 all’anno, come segnalano dai dati depositati al Bundestag.

Stavolta tocca a due ragazzi di 21 e 24 anni, un tedesco e un israeliano, attaccati a Prenzlauer-Berg da tre sconosciuti, che hanno caricato il filmato su You Tube. Prima l’urlo: «Yahudi» (ebrei in arabo) poi la fuga che i due hanno cercato inutilmente di fermare. A salvarli, la pronta reazione del più giovane e la difesa con il lancio di bottiglie, oltre all’intervento di una donna che in inglese ha minacciato di chiamare la polizia.

Si apre così l’ennesimo fascicolo all’attenzione non solo della politica, «insostenibile» secondo Jdfa, il Forum per la democrazia contro l’antisemitismo. Un faldone da aggiungere agli episodi che il governo ha dovuto ammettere già lo scorso agosto su sollecitazione del deputato dei Verdi Volker Beck.

Nei primi sei mesi del 2017 erano cresciuti di 27 casi i reati violenti e di incitamento all’odio. Per questo «l’ultima aggressione è intollerabile» come monita la portavoce del governo Ulrike Demmer, mentre la ministra della Giustizia Katarina Barley twitta: «E’ una vergogna per il Paese. Dobbiamo fare il possibile per proteggere gli ebrei».