*** L’appello che segue è firmato da oltre 200 professori universitari ed esperti in diritti umani europei e si può sottoscrivere su charge.org https://www.change.org/p/council-of-the-european-union-we-call-on-the-e-u-to-lead-with-an-immediate-response-to-the-humanitarian-crisis?

 

Per un breve momento, la situazione al confine tra la Polonia e la Bielorussia ha attirato l’attenzione pubblica. Le immagini di migliaia di rifugiati provenienti dall’Iraq, Siria, Yemen e da altri paesi, che sono stati attirati dal presidente bielorusso Lukashenko e che si erano raggruppati nel lato bielorusso del confine in condizioni inumane, hanno suscitato indignazione nel pubblico europeo. Sulla questione sono state avanzate delle analisi geopolitiche e sono state proposte diverse risposte politiche di carattere repressivo come sanzioni o militarizzazione delle zone di confine.

Tuttavia, il dramma umanitario continua su entrambi i lati del confine, e nessuna risposta adeguata sembra ancora essere stata trovata. Dal settembre 2021, il governo polacco ha dichiarato zona d’emergenza quella lungo il confine con la Bielorussia. I migranti che sono entrati nell’Unione Europea attraversando il confine polacco-bielorusso si sono ritrovati in una pericolosa area militarizzata dove medici, sanitari, giornalisti, e rappresentanti delle ONG non hanno accesso. Nella foresta Białowieża, una delle ultime foreste secolari in Europa, uomini, donne e bambini stanno morendo di ipotermia, sete, fame e mancanza di accesso agli aiuti medici salvavita.

Le guardie di frontiera polacche ignorano sistematicamente le loro richieste di asilo e li rimandano sul lato bielorusso. La pratica del respingimento è vietata anche in tempo di crisi dalla Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status di rifugiato (articolo 33), dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (art. 3) e dal suo Protocollo 4 (art. 4), nonché dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (articoli 18 e 19), che l’Unione europea e i suoi Stati membri hanno il dovere di rispettare.

Il 1° dicembre 2021, la Commissione Europea ha risposto proponendo (basandosi sull’Articolo 78 § 3 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea) che il Concilio adotti misure di emergenza per permettere agli Stati Membri dell’UE coinvolti di gestire la crisi. Tuttavia, invece di riaffermare la natura fondamentale del diritto di asilo, la proposta autorizza di fatto le autorità polacche, lituane e lettoni ad utilizzare la procedura di accoglimento accelerata. Il che rende meno probabile che le richieste di asilo di queste popolazioni bisognose di protezione siano prese in considerazione e legalizza le espulsioni di massa. Tuttavia, gli eventi a cui stiamo assistendo non sono una “crisi migratoria”. Le poche migliaia di persone al confine sono un piccolo gruppo la cui presenza è stata strumentalizzata e drammatizzata politicamente. Sebbene questa situazione non rappresenti un “emergenza” provata, la creazione della “no-go zone” in Polonia minaccia la vita quotidiana e la sussistenza economica di decine di migliaia di residenti nella zona di confine.

La proposta della Commissione è una minaccia alla vita di tutti i cittadini dell’UE. Supportare tali misure illegali autorizza i governi autoritari a stabilire zone senza leggi in Europa. L’Unione Europea, che è stata fondata sullo stato di diritto e sulla difesa dei diritti fondamentali, semplicemente non può transigere sula violazione di questi principi.

Il futuro dell’UE si sta giocando oggi nella foresta di Białowieża. Chiediamo al Consiglio dell’Unione europea di rinunciare a legittimare queste deroghe ai trattati che impongono agli Stati membri dell’UE di proteggere i diritti umani. Chiediamo all’Unione europea di dare una risposta umana alla crisi umanitaria che si sta verificando ai confini con la Bielorussia e di intraprendere azioni immediate per proteggere le persone vulnerabili e per rispettare il diritto di asilo.

Non si tratta qui di impartire lezioni di moralità a qualche paese in particolare. Diversi paesi europei possono essere criticati per i loro fallimenti nel rispetto dei diritti fondamentali. Gli stati hanno il diritto di controllare i loro confini, ma di fronte a pratiche illegali e inumane che persistono e che diventano sempre più istituzionalizzate è urgente ribadire le regole universali e fondamentali del diritto. Noi, cittadini dell’UE, dobbiamo riaffermare e difendere questi diritti, perché in democrazia solo la legge può difenderci contro decisioni arbitrarie.