Alla notizia che l’autoproclamato «fondamentalista della libertà di parola» era riuscito a “conquistare” Twitter – dopo la quale le azioni Tesla sono crollate del 10% -, la stessa Ue è intervenuta con un avvertimento: per stare nel Vecchio Continente Musk dovrà giocare secondo le regole – in particolare quelle dettate dal Digital Services Act che dovrebbe entrare in vigore nel 2024. Che prevede tra le altre cose il divieto di inserzioni mirate ai minorenni o su «informazioni sensibili» degli utenti, e che i governi dei paesi membri possano intervenire e imporre la rimozione di «contenuti illegali» quali all’odio, le truffe o l’ abuso di minori. «Che si tratti di macchine o social media – ha scritto proprio su Twitter il Commissario per il mercato interno della Ue Thierry Breton – qualunque compagnia operi in Europa deve adeguarsi alle nostre regole. Il signor Musk lo sa bene». E, aggiunge il portavoce della Commissione europea Johannes Bahrke, «Il nostro Dsa si applica a tutte le principali piattaforme, per garantire che il loro potere sul dibattito pubblico sia soggetto a regole democratiche per meglio proteggere i diritti fondamentali online».

Un quadro normativo in opposizione con la visione della «libertà di parola» spesso enunciata dallo stesso Musk, che ora potrebbe riammettere sulla piattaforma persone bannate indefinitamente come Alex Jones (secondo il quale le vittime della sparatoria di Sandy Hook sono attori prezzolati) o lo stesso ex presidente Trump, “cacciato” dopo il 6 gennaio – ma che ha detto (difficile credergli) di non avere intenzione di tornare su Twitter , preferendogli il proprio social, Truth.

Intanto, della scalata di Musk si rallegra il fondatore e ex Ceo di Twitter, Jack Dorsey: «È la soluzione di cui più mi fido». Mentre l’attuale Ceo Parag Agrawal ha avvisato i dipendenti: i loro posti di lavoro sono al sicuro solo finché il passaggio nelle mani di Musk non verrà finalizzato.