L’ultimo Question Time di «Mutti». Novanta giorni prima delle elezioni federali che sanciranno la fine del Merkeland, la cancelliera risponde per un’ora alla raffica di interrogazioni dei deputati al Bundestag. Non sarà il suo intervento finale in Parlamento, anche se al termine l’Aula le ha tributato il lungo applauso che suona da addio, ma è comunque l’inizio dei titoli di coda del suo quarto mandato e anche l’ultima occasione per giustificare pubblicamente le sue scelte politiche.

Merkel esordisce ringraziando i tedeschi per «lo sforzo comune contro la pandemia» con il consueto avvertimento: in Germania è stato vaccinato il 52,2% della popolazione ma «continuiamo a camminare sul ghiaccio sottile».

Quindi passa alle risposte, secche e brevi per via del limite di un minuto imposto dal presidente del Bundestag, Wolfgang Schäuble, e perché la cancelliera non imbelletta mai ciò che pensa, come dimostra lo choc che provocò alla giovane emigrata siriana in diretta tv. Specialmente quando è costretta a interloquire con i parlamentari di Alternative für Deutschland, il maggior gruppo dell’opposizione. Il deputato Albrecht Glaser le chiede conto degli «attacchi dell’Unione europea alla statualità tedesca» in relazione al monito di Bruxelles sulla sentenza della Corte costituzionale di Karlsruhe sull’acquisto degli Eurobond, considerata un pericoloso precedente.

MERKEL TAGLIA CORTO con Afd: «Il diritto europeo ha la precedenza sulle nostri leggi nazionali». Meno di cinque secondi per il partito a lei più distante e con cui nei passati Question Time (che si tengono tre volte l’anno dal 2017 per volere della Spd) è andato in scena più di un teatrino. Celebre lo scambio di stoccate del dicembre 2018 ricordato dalla Deutsche Welle.

ALL’EPOCA LA CANCELLIERA rispondeva al deputato Martin Hebner che la accusava di avere isolato la Germania nell’Ue: «La stragrande maggioranza dei 28 Stati è contraria al suo patto sui migranti. Vogliamo contarli?». Merkel per la prima volta parlò sopra l’interlocutore. «Certo, contiamoli insieme, vedrà che non arriviamo a 14». Giù risate, mentre il deputato Afd insisteva: «Con piacere, vedo che è diventata nervosa». Prima della chiusura scientifica della cancelliera: «Chiedo scusa per l’interruzione, ma come fisica quando si tratta di numeri mi interessa solo la verità».

Non è stato così semplice ieri con i Verdi. «Direbbe ancora che la sua politica di protezione del clima negli ultimi 16 anni è stata sufficiente» domanda il deputato Oliver Krischer dopo che i giudici costituzionali hanno bocciato la sua legge sul Clima. «Alla luce della situazione attuale non è certo sufficiente. Capisco l’impazienza dei giovani ma abbiamo fatto molto con gli obiettivi fissati nell’Ue e gli accordi bilaterali con Cina e Usa»

Poi tocca ai liberali con Alexander Graf Lambsdorff, pronto a ricordarle le condizioni delle forze armate ampiamente sotto lo standard Nato preteso dagli alleati americani. «Secondo gli esperti la Bundeswehr non ha più capacità operativa. Come siamo arrivati a questo punto?». Merkel respinge in blocco le accuse: «Le spese per la Difesa (gestita dalla sua delfina Annegret Kramp-Karrenbauer, ndr) sono significativamente aumentate. Ciò significa migliori opportunità per armare il nostro esercito»

QUINDI RISPONDE ancora una volta ai Verdi, e sempre con difficoltà visto che si tratta di numeri, come direbbe lei, di verità. La parlamentare Ulle Schauws le fa notare la scarsa presenza femminile al Bundestag nell’attuale legislatura: «Nel Parlamento conservatore di Merkel solo il 31,5% dei deputati sono donne.

Nella Cdu-Csu il rapporto è addirittura del 20,7%, mentre nelle fila dell’estrema destra sono solo il 10,2%». Per Merkel il problema è impossibile da nascondere «Sono assolutamente insoddisfatta e lo sarò fino a quando il rapporto sarà del 50%» è la sua ultima risposta.

Mentre fuori dal Parlamento monta già la polemica politica per l’indiscrezione del Financial Times secondo cui Merkel e Macron vorrebbero includere Putin nel dialogo dell’Ue su ambiente, mare Artico, sanità, spazio, Siria e Iran. Un’idea che in Europa ha già fatto venire il mal di pancia ai polacchi e al di là dell’Atlantico preoccupa Washington.