Non basta averlo rinchiuso in carcere, bisogna anche spezzare i suoi legami con il mondo. È per questo che a Lula è stato praticamente imposto l’isolamento, a parte le visite dei suoi avvocati e – una volta a settimana – della famiglia. A nessuna delle personalità che si sono recate a Curitiba è stata infatti concessa l’autorizzazione a incontrarlo: gli ultimi che si sono visti respingere la richiesta sono stati il Nobel Adolfo Pérez Esquivel e il teologo della liberazione Leonardo Boff.

Solo la delegazione costituita dalla Commissione dei diritti umani del Senato per verificare le sue condizioni di detenzione ha potuto parlargli, trovandolo sereno malgrado l’isolamento, grazie anche alla presenza dei militanti dell’accampamento “Lula livre” che gli fanno compagnia a distanza e alla marea di lettere di solidarietà che gli giungono da ogni parte del Paese.

Sul fronte giudiziario, le speranze sono riposte nella nuova «Ação Declaratória de Constitucionalidade» presentata dal Partito comunista del Brasile alla Corte suprema, per sollecitare l’esame della legittimità dell’arresto dei condannati in secondo grado. Ma su questo il muro eretto dalla presidente Carmen Lúcia sarà difficile da scalare.