La metà esatta dei voli cancellati e ben 90 mila passeggeri rimasti a terra. Sono i numeri dello «sciopero di avvertimento» dei 33 mila lavoratori di Lufthansa che oggi incrociano le braccia rivendicando l’aumento di stipendio del 6%. Una richiesta in linea con la vertenza nazionale aperta dai Ver.Di, il sindacato dei dipendenti pubblici, sul piede di guerra per ottenere almeno 200 euro netti in più in busta paga per i 2,3 milioni di statali tedeschi.

IN GINOCCHIO, gli aeroporti di Francoforte (principale hub della compagnia di bandiera), Colonia-Bonn e Brema, privati del servizio di assistenza a terra quanto dell’indispensabile presenza dei vigili del fuoco nelle aerostazioni e a bordo pista. Da qui l’annullamento di 800 partenze su 1600 “schedulate”, tra cui quasi 60 voli a lungo raggio, con i decolli che riprenderanno solo domani a partire dalle 5. «Non scioperiamo contro i passeggeri ma solo per ottenere un salario giusto» spiegano nella sede di Berlino dei Verdi con un messaggio diretto ai viaggiatori: «Per 365 giorni l’anno garantiamo qualità e sicurezza negli scali tedeschi. Vorremmo permettervi di partire per la vostra meritata vacanza, ma allo stesso tempo i nostri stipendi stanno cadendo sempre più nel «dimenticatoio» a causa di outsourcing e dumping salariale».

È LA CONDIZIONE certificata dopo due tornate di negoziati tra i Verdi e il management Lufthansa «senza alcuna offerta da parte del datore di lavoro che finora ha risposto solo con rifiuti», mentre si attende l’esito del nuovo tavolo delle trattative previsto il 15 e 16 aprile. Muro contro muro, insuperabile anche per la netta reazione dei dirigenti della compagnia.

«È ASSOLUTAMENTE inaccettabile che il sindacato imponga lo sciopero ai passeggeri non coinvolti nella vertenza. Purtroppo, a pagarne le conseguenze saranno soprattutto i nostri clienti, anche se Lufthansa non è parte in causa» tiene a precisare Bettina Volkens, responsabile della direzione Affari legali di Lufthansa.Guardandosi bene, tuttavia, dal ricordare pubblicamente i numeri da record dell’azienda “decollata” dopo la bancarotta di Air Berlin. Nel 2017 gli utili netti della linea aerea (che controlla anche Swiss, Brussels Airlines, Austrian ed Eurowings) sono cresciuti di oltre il 33% facendo confluire nelle casse del Gruppo 2,9 miliardi di euro invece dei 2,2 preventivati, come conferma l’amministratore delegato Carsten Spohr, blindato dal contratto che scadrà nel 2023. Proprio per questo motivo la compagnia di bandiera l’anno scorso era stata costretta a elargire un bonus pari a 582 milioni ai 5.400 piloti attualmente in servizio. «Spesso in Germania c’è stato il problema delle casse pubbliche vuote, ma adesso il conto è pieno più che mai. I numeri dei passeggeri imbarcati hanno fatto registrare un boom, perciò ora ci aspettiamo che venga riconosciuto il nostro lavoro con un effettivo miglioramento del nostro salario» ribadiscono i dipendenti Lufthansa.

MA IN GIOCO, oggi, c’è il diritto agli «scioperi di avvertimento» (Warnstreik) alla vigilia delle vertenze, quanto le astensioni dal lavoro in generale. Malvisti dal governo Spd-Cdu che già nel «contratto di coalizione» siglato nel 2013 provò a limitare la pratica imponendo il contratto aziendale unico e il riconoscimento del solo «sindacato maggiormente rappresentativo». Una mossa per evitare scioperi come quello dei piloti Lufthansa, che nel 2014 incrociarono le braccia nonostante l’accordo già firmato da un’altra organizzazione.