«È da sempre, dalla mia giovinezza, che sognavo di fare un film sul paesaggio americano. Ma poi l’ho sempre rimandato, forse perché la vastità e la complessità di quel territorio richiedevano uno sguardo più maturo». Con queste parole Luca Guadagnino ha aperto la conferenza stampa di presentazione di Bones and All, il suo primo film «made in Usa». «L’occasione si è presentata quando ho letto il copione di David Kajganich, questi ‘drifter’ senza identità in cerca di una possibilità nell’impossibile, mi hanno attratto». Le riprese del film si sono svolte durante la pandemia, ma il regista non ha voluto rinunciare a girare in vere location, con molti spostamenti, «per non abbandonare l’idea di questo film, ovvero di trovare un’altra America in America».

DI PANDEMIA parla anche Timothée Chalamet, attore protagonista insieme a Taylor Russell. «L’isolamento dato dalla diversità e il bisogno di trovare la propria tribù sono tra i temi principali del film, e sicuramente il covid ha reso più difficile incontrare i propri simili, interrompendo molti rapporti umani. Il giudizio, un altro degli argomenti di Bones and All, è molto forte sui social network. È dura essere vivi in questi tempi, possiamo sentire nell’aria che ci sarà presto un crollo». Il giovane attore insiste anche sull’esperienza preziosa di lavorare con un grande cast, tra cui figura il noto interprete britannico Mark Rylance e il regista David Gordon Green.
Durante l’incontro il gruppo appare affiatato e Guadagnino conferma che il lavoro collettivo è per lui essenziale: «La mia ambizione cinematografica è di avere il controllo sul meccanismo del film in modo da potermi abbandonare al piacere di lavorare con gli amici».
Infine, il regista ha commentato la scelta della colonna sonora, ad opera di Trent Reznor dei Nine Inch Nails in coppia con Atticus Ross. «È la prima volta che collaboriamo, il punto era trovare il suono di un road trip, in accordo col paesaggio americano. Ci siamo concentrati sulle chitarre, come se fossero un’espressione individuale».