«È in mezzo alla popolazione e cresce, senza un posto dove andare». Quello a cui si riferisce Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, è una montagna di rifiuti, 100mila tonnellate, tra le tendopoli degli sfollati nel centro di Gaza.

Una metafora dell’orrore della guerra, che sta lì e non se ne va, incombe sulla popolazione «aggiungendo miseria alle condizioni di vita», ha detto da Deir al-Balah Louise Wateridge, responsabile della comunicazione di Unrwa. Rifiuti significa malattie che le temperature di inizio estate non fanno che peggiorare. Intaccare quella montagna, aggiunge Unrwa, è pressoché impossibile: senza carburante, bloccato ai valichi chiusi da Israele, i camion della spazzatura sono fermi.

«NON HO dubbi che domani sarà ancora peggio – ha aggiunto – Solo macerie, eppure le persone ci vivono ancora». Qualche numero lo dà il Norwegian Refugee Council, dopo aver intervistato oltre mille famiglie palestinesi scappate da Rafah: l’83% non ha accesso costante al cibo, il 52% a un rifugio decente, il 57% all’acqua.

E poi i raid dell’esercito israeliano che in queste settimane sono potenti come quelli di inizio offensiva. Ieri a Deir al-Balah hanno centrato una casa. Un bambino di dieci anni, Belal Abu Hassanein, ha raccontato ai giornalisti l’agonia: «Mio nonno ha iniziato a urlare. Ho trovato mia madre e mio fratello uccisi».

Il centro è tra le zone più colpite, come nei primi mesi: «L’esercito israeliano sta aumentando gli attacchi – racconta il reporter di al Jazeera Tareq Abu Azzoum da Deir al-Balah – Cinque palestinesi, compresa una ragazza, sono stati uccisi nei raid su due case, non avevano ricevuto avvertimenti». Nel campo di Bureji colpita la sede della protezione civile, tre paramedici uccisi. Ad al-Mawasi, diventata enorme tendopoli, 11 uccisi e 40 feriti. A Rafah i carri armati si sono mossi ancora verso ovest con i bulldozer. Ci sarebbero famiglie intrappolate nel quartiere di Shakoush.

CONTINUA anche l’assedio di Shujayea, a Gaza City, da due giorni nella morsa di una nuova offensiva terrestre. Ieri sono stati recuperati sette corpi. Un’operazione che ieri l’esercito israeliano ha rivendicato sulla base di informazioni di intelligence che ritengono che lì si nascondano cellule di Hamas. Lo confermano le Brigate al Qassam che si dicono impegnate in «duri scontri» con le truppe israeliane a Shujayea. Il gruppo – con gli altri movimenti palestinesi – è presente in quasi tutta Gaza, mai decimato.

Sul tema si è espresso il ministro della difesa Gallant, in visita negli Stati uniti: secondo il Washington Post, avrebbe discusso con la Casa bianca di un piano per il dopoguerra, una forza internazionale a cui parteciperebbero diversi paesi arabi. Titolari della sicurezza con gli Usa, in un futuro non definito la cederebbero all’Autorità nazionale palestinese, opzione che il premier Netanyahu ha sempre rigettato.