«Non vi è dubbio che sia iniziato un rinnovamento generazionale della classe dirigente cubana. Ma in un quadro di evidente e ribadito continuità col processo rivoluzionario iniziato da Fidel e continuato da Raúl Castro. Quello che i critici chiamano il castrismo. Il nuovo presidente l’ha detto chiaramente nel suo discorso breve ed efficace: il partito comunista rappresenta l’unità del popolo cubano e Raúl, primo segretario del Pc, è l’attuale leader della Rivoluzione».

È questo commento “a caldo” di Enrique López Oliva, professore universitario, storico e analista.

Vi è comunque un inizio di separazione dei poteri non più concentrati nello stesso leader…

È vero, è l’inizio di un processo. Che avverrà sotto lo stretto controllo della vecchia guardia, la quale si ritira nel nucleo duro del potere: il Partito comunista che rimarrà guidato da Raúl fino al 2021. E in parte nell’economia dove le Forze armate – anche queste guidate dalla vecchia guardia – detengono una forte presenza. L’ex presidente ha detto chiaramente: il processo di elezione di Díaz-Canel è stato programmato da tempo proprio per garantire la continuità, ovvero il carattere socialista della repubblica di Cuba. Se questa linea verrà rispettata fra tre anni anche la guida del Partito comunista potrà passare a Díaz-Canel

Nel suo discorso, il nuovo presidente ha affrontato soprattutto temi di politica interna, in primis il proseguimento e possibilmente l’accelerazione delle riforme.

Questo è il suo banco di prova. È quello che la popolazione chiede soprattutto. Ovvero, che si elevi lo standard di vita. Oggi i salari sono molto depressi. Parte della popolazione, specie gli anziani, hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese. I grandi temi della politica internazionale – la resistenza alla politica aggressiva degli Usa, l’appoggio ai paesi a direzione bolivariana, in primis il Venezuela, il sostegno all’ex presidente brasiliano Lula ecc. – li ha affrontati Raúl a conferma che resterà lui la «guida» politica del paese. E che anche in questo settore vi sarà continuità.

Díaz-Canel è preparato a guidare il paese in una situazione così delicata con una crisi economica acuita l’anno scorso dagli effetti del violento uragano Irma?

Si tratta di un interrogativo diffuso tra buona parte della popolazione. Chi lo conosce afferma che si tratta del miglior quadro formato nel Pc. Però il nuovo presidente è in gran parte poco conosciuto. Díaz-Canel non avrà molto tempo per conquistare o meno la fiducia della popolazione. Per questo probabilmente è stato deciso di procrastinare di due mesi la formazione del nuovo governo. Dovrà affrontare di petto temi strategici, come la lotta alla corruzione, lo sviluppo del settore privato, l’eliminazione della doppia moneta, gli investimenti esteri; per cercare di aumentare la produzione, unico modo per far crescere i salari. E questo mantenendo le conquiste della rivoluzione, soprattutto scuola e sanità gratuita.