Il giorno dopo la visita di Antonio Guterres al Cremlino, il riguardo riservato da Mosca alle Nazioni unite sta tutto nel raid missilistico che ha colpito Kiev ieri sera, mentre il segretario generale dell’Onu terminava incontrando la stampa la sua giornata di full immersion nella guerra di Putin. Aveva appena detto che «il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha fallito, non ha fatto ciò che era in suo potere per prevenire e porre fine a questa guerra».

COSA UNIVERSALMENTE RISAPUTA, ma ribadita da Guterres per dire anche che non si fa «illusioni» sulla possibilità, recentemente ventilata, di riformare in tempi rapidi il meccanismo dei veti incrociati che paralizza il Consiglio. Come se fosse la prima volta che accade. Ma «l’Onu non è il suo Consiglio di sicurezza» ha precisato Guterres.

 

La conferenza stampa di Guterres e Zelensky ieri sera a Kiev (Ap)

 

L’incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, preceduto da un mesto tour tra le macerie dei luoghi più martoriati della regione intorno alla capitale, ha avuto al centro l’impegno quasi personale assunto dal segretario generale per evacuare i civili di Mariupol, in particolare quanti sono ancora in trappola nelle acciaierie Azovstal e hanno bisogno di «una via di fuga dall’apocalisse». Nell’esprimere gratitudine a Guterres per la visita e invitando «i grandi leader mondiali a venire in Ucraina», su questo Zelensky si è detto fiducioso «che alla fine avremo un risultato positivo».

LA GIORNATA ERA INIZIATA con un duro scambio di moniti e rivendicazioni tra le parti riguardo agli obiettivi colpiti il giorno prima in territorio russo. «Una simile aggressione non può restare senza risposta – tuonava la portavoce del ministero degli Esteri moscovita Maria Zakharova -. Consigliamo di non continuare a mettere alla prova la nostra pazienza, risponderemmo duramente a un’ulteriore provocazione». Senza curarsi dei «consiglieri dei paesi occidentali che risiedono nei centri decisionali dell’Ucraina». Il consigliere di Zelensky e capo dei negoziatori ucraini Mikhailo Podolyak diceva invece che no, «l’Ucraina ha il diritto di difendersi in ogni modo, anche con attacchi ai magazzini e alle basi dei killer russi… Il mondo ci riconosce questo diritto».

Il mondo magari è da vedere, ma il segretario alla Difesa britannico Ben Wallace ha subito confermato: «È legittimo anche secondo la legge internazionale». Wallace ha poi aggiunto che Londra potrebbe inviare armi specifiche per colpire la flotta russa che incrocia nel Mar Nero al largo delle coste ucraine. In risposta forse al portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che poco prima aveva sottolineato come «questa tendenza a immettere armi in Ucraina, incluse armi pesanti, minaccia la sicurezza del continente europeo e crea instabilità».

DAL FOREIGN OFFICE arriva intanto la conferma che un cittadino britannico è stato ucciso in Ucraina e un altro risulta disperso. Unitamente all’assicurazione che le famiglie avranno tutto il sostegno necessario del governo. L’intensità del conflitto de facto tra Russia e Occidente si misura anche da questi dettagli.

Ieri mattina Mosca lamentava ancora la mancata risposta al misterioso piano di pace che sarebbe stato sottoposto al governo di Kiev nei giorni scorsi. Putin ha chiamato il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, che il giorno prima era stato elogiato dallo stesso Guterres per i suoi sforzi di mediazione, ringraziandolo per l’impegno profuso nello scambio avvenuto a Ankara «del cittadino russo Konstantin Jaroshenko con il cittadino statunitense», che ieri è rientrato negli States

DI TREGUA NON SI PARLA più. Però proseguono con una certa regolarità i contatti tra le parti per lo scambio di prigionieri. Ieri – rende noto la vicepremier di Kiev, Iryna Vereshchuk – i russi hanno rilasciato 33 soldati e 12 civili ucraini. Nel gruppo dei militari, dove si contano anche 5 feriti, 13 sono ufficiali. Come d’abitudine le autorità ucraine non hanno rivelato nulla circa l’eventuale contropartita.

È nota invece la cifra aggiuntiva in aiuti all’Ucraina che il presidente Usa Joe Biden ha chiesto al Congresso di approvare: 33 miliardi di dollari, suddivisi in modo eloquente: 22 miliardi in armi e assistenza militare, 8 miliardi di sostegno economico diretto al governo di Kiev, 3 miliardi in aiuti umanitari. Soldi che «servono per sostenere l’Ucraina nella sua lotta per la libertà». L’alternativa, ha spiegato Biden, è «restare a guardare mentre i russi portano avanti le loro atrocità».

In più c’è la proposta di rendere utilizzabili gli asset economici sequestrati ai russi nel quadro delle sanzioni internazionali per risarcire gli ucraini. Briciole, al confronto.