Con 64 voti a favore, 83 astenuti e 15 contrari è stata approvata dall’Assemblea generale dell’Onu la mozione della Moldavia che chiede «senza ulteriori ritardi il ritiro delle truppe russe dal territorio della Repubblica moldava» e specificatamente dalla Transnistria.

La Transnistria è una piccola lingua di terra della Bessarabia, nella Moldavia orientale, che nel 1992 ruppe con Chisinau creando un proprio Stato sostenuto dalla Russia (che però finora si è ben guardata dal riconoscerlo), rimasto nel limbo dell’esistenza de facto fino a oggi. A favore tutti i paesi della Nato, Italia compresa (a dispetto delle chiacchiere sul carattere filo-russo del governo giallo-verde), contrari i tradizionali alleati di Putin a cui si è aggiunto a sorpresa l’Iran.

In realtà il voto della scorsa notte rappresenta solo un capitolo dello scontro politico interno tra il governo filo-occidentale e il presidente socialista Igor Dodon che invece auspica un riavvicinamento con Mosca. Non è un caso che Dodon, subito dopo la riunione al Palazzo di Vetro, abbia dichiarato: «Il governo moldavo, controllato dal partito democratico, si è lasciato andare a un’altra iniziativa antirussa».

Secondo il presidente la coalizione di governo «usa il palcoscenico internazionale per rafforzare le sue posizioni prima delle elezioni parlamentari, che si terranno tra un paio di mesi».

Ma le prospettive per i socialisti sono meno rosee di quanto mostravano i sondaggi di qualche mese fa. Alle elezioni municipali della capitale Chisinau (800mila abitanti su 3,5 milioni complessivi) di qualche settimane fa, la coalizione «democratica» guidata da Andrey Nestase è riuscita a prevalere con il 52,5% dei voti, drenando parte dell’elettorato tradizionalmente di sinistra, presentando una piattaforma populista anti-corruzione e abbandonando i tradizionali slogan liberisti. In aiuto dei socialisti è però giunta il 20 giugno una sentenza del tribunale della capitale che ha annullato il voto sostenendo che «erano state commesse numerose irregolarità da parte di tutte le coalizioni».

Da allora, i liberali ogni sera presidiano il centro cittadino, chiedendo che sia «ripristinata la democrazia». Ma nel voto parlamentare di fine estate peserà l’orientamento dei tanti migranti moldavi che rappresentano un terzo di tutti gli elettori del paese.