Le notti non sono più tranquille neanche a Kramatorsk, ci si sveglia di nuovo con i vetri che tremano e l’aria che ruggisce. Dura poco ma poi succede di nuovo e si va avanti per ore. Il fronte non si è raffreddato dopo la presa di Avdiivka da parte dei russi e, anzi, ieri le truppe di Mosca sono entrate in un altro villaggio chiamato Lastochkine.
«Riorganizzare la difesa in posizione più arretrata» è la motivazione ufficiale di Kiev, fornita dal portavoce del gruppo delle forze operative strategiche, Dmitri Likhovy. Il villaggio in questione non ha nessun valore strategico, ma la sua cattura significa che soldati russi non si sono ancora fermati. Lastochkine, infatti, si trova circa 10 km a ovest di Avdiivka. Potrebbe anche essere una «manovra d’assestamento», ovvero un avanzamento tattico effettuato per mettere in sicurezza la recente conquista. Ma se ricordiamo che per mesi abbiamo letto comunicati di una parte e dell’altra che parlavano di avanzamenti e ripiegamenti di poche centinaia di metri, 10 km in un colpo solo non sono pochi. Soprattutto se si considera il contesto più ampio del fronte est.

ENTRAMBI gli schieramenti affermano che attualmente ci sono due direttrici di avanzamenti in cui si stanno verificando scontri molto violenti: Marinka e Vuhledar. Siamo a ovest e a sud ovest della città di Donetsk, dove sono iniziati gli scontri tra i separatisti filo-russi e le forze di Kiev 10 anni fa. Avdiivka è il terzo punto di questo semicerchio più a nord. Non è un caso che a dare l’annuncio della «completa liberazione di Avdiivka dalle forze ucraine» sia Denis Pushilin, uno che ha costruito la sua carriera fomentando l’odio nell’est dell’Ucraina con Mosca alle spalle e che ora è stato nominato da Putin governatore della regione annessa. Dunque, cartina alla mano, la manovra è chiara: spingere gli ucraini più lontano possibile dall’ex capoluogo del Donetsk (oggi capitale di uno dei quattro territori annessi da Putin nel 2022) e sfruttare la superiorità numerica e aerea per occupare più terreno possibile in un momento difficile per il nemico. Si noti che Marinka e Vuhledar sono anche collegate da una strada che permette di controllare l’intero territorio e che potrebbe, nell’eventualità di uno sfondamento in uno dei due punti, permettere una manovra a tenaglia.

«NELLE ULTIME 24 ore il nemico ha tentato 40 volte di sfondare le difese delle nostre truppe a Marinka» ha scritto su Facebook Likhovy, «ma le forze di difesa continuano a trattenere il nemico nelle aree vicine».
In quelle stesse aree ogni tanto si sentono colpi di mitragliatrice, non solo al fronte, anche nelle città delle retrovie. «Nel migliore dei casi sono soldati in addestramento» spiega Leon, un soldato partito volontario nelle unità di difesa territoriale e ora effettivo, «ma potrebbero essere anche dei tentativi di abbattere un drone o un allarme lanciato da unità d’avanguardia». Sembra che ogni giorno i bombardamenti si facciano più pesanti e più insistenti, altro segno che non è stato dato l’ordine di congelare questa porzione di fronte.

DOMENICA MATTINA un raid improvviso ha colpito la stazione ferroviaria di Kostantinivka insieme alla chiesa e a dei negozi adiacenti. I binari sono completamente integri, ma il bell’edificio è un cumulo di travi affumicate e calcinacci e il tetto della grande sala d’aspetto è completamente crollato. A poca distanza i missili russi hanno sventrato anche l’edificio di una scuola, i pompieri hanno lottato fino al pomeriggio con le fiamme mentre gli abitanti dei palazzi antistanti l’edificio bombardato raccoglievano i vetri in casa e lavoravano per mettere in sicurezza i balconi.

IL LUNGO COMPLESSO popolare offriva un quadro tipico del Donbass, rischiarato dall’insolita giornata di sole. Decine di persone in piedi dietro le finestre con martelli e pinze che staccano travi spezzate, rompono cerniere, fanno cadere vetri già infranti e sotto anziane infreddolite che fanno la fila di fronte a un banchetto di Wordl Kitchen Aid che distribuisce pasti caldi. Una signora in preda a un attacco di panico sembrava aver dimenticato come si camminasse. Si teneva la testa e non riusciva a piangere anche se voleva, intanto le gambe si muovevano in modo talmente strano da sembrare che fossero manovrate da qualcun altro. Un attimo prima che svenisse due giovani militari dall’aria di bravi ragazzi di campagna l’hanno sorretta e poi l’hanno fatta sedere su una panca vicina. Quando finalmente la donna è riuscita a piangere tra chi era in fila sembrava ci fosse stata una nuova esplosione e in molti hanno si sono abbandonati al pianto e alle urla.