Il conflitto tra la Repubblica Islamica e Israele ha raggiunto un livello critico, con il rischio imminente di una devastante guerra che potrebbe coinvolgere l’intera regione.
Dopo l’ultimo attacco israeliano al consolato iraniano a Damasco, territorio iraniano secondo le leggi internazionali, ci si aspetta una rappresaglia da parte dell’Iran. Le forze armate dei due paesi sono state mantenute al massimo livello di allerta. Israele ha revocato i permessi di congedo per le sue unità combattenti, richiamato riservisti nelle unità di difesa aerea e ha criptato i segnali Gps. Le ambasciate israeliane rimangono chiuse per motivi di sicurezza. Anche le forze militari statunitensi nella regione sono state messe in massimo stato di allerta.

Il conflitto tra i due paesi ha avuto inizio dopo la rivoluzione islamica in Iran nel 1979. I rivali regionali hanno preso di mira i reciproci interessi per decenni. Teheran ha spesso impiegato agenti stranieri per attaccare gli interessi israeliani, mentre il sabotaggio delle infrastrutture nucleari e gli assassinii mirati di leader militari e scienziati iraniani sono stati tattiche essenziali nella strategia di Israele.
Dal 7 ottobre Israele ha intensificato significativamente la frequenza e l’intensità dei suoi attacchi. Ci sono stati dieci attacchi diretti contro il personale della Guardia Rivoluzionaria Islamica iraniana (Irgc), provocando la morte di venti militari e ufficiali di alto grado. Lunedì 1° aprile, Israele ha distrutto il consolato iraniano a Damasco, causando la morte di sette ufficiali, inclusi due generali. Una ritorsione iraniana, ritenuta inevitabile da molti osservatori,potrebbe far precipitare la regione in uno scontro più ampio.

Il generale Hossein Salami, comandante in capo della Irgc, durante il funerale degli ufficiali uccisi, ha dichiarato: «I nostri coraggiosi uomini puniranno il regime sionista (Israele). Avvertiamo che nessun atto compiuto da qualsiasi nemico contro il nostro Paese rimarrà senza risposta». Diversi membri del parlamento iraniano hanno espresso preoccupazione per il rischio che una mancata risposta rapida possa minare l’autorità e la posizione della Repubblica Islamica come leader dell’Asse della Resistenza (che va dalle milizie libanesi di Hezbollah a quelle yemenite degli Houthi). Alti ufficiali dell’esercito hanno assicurato la vendetta iraniana senza specificare quando, come e dove.

L’establishment iraniano si trova spinto ad agire anche per preservare la propria autorità interna e soddisfare la propria base politica e sociale. Anche molti iraniani avversi al governo hanno trovato difficile accettare l’attacco al consolato, considerato parte essenziale del territorio nazionale, cosa che conferisce maggiore legittimità alle reazioni dell’establishment.
Secondo alcuni analisti, la ritorsione iraniana potrebbe non essere affidata ai gruppi militanti sostenuti da Teheran. Inoltre, sembra che gli Stati Uniti e l’Iran abbiano raggiunto un accordo per evitare il coinvolgimento delle basi militari americane nell’area geografica; tutto ciò può suggerire un intervento diretto degli iraniani sul suolo israeliano. Secondo fonti israeliane, nella notte di sabato la resistenza irachena ha lanciato droni di fabbricazione iraniana verso il nord di Israele per valutare la reazione della difesa israeliana. Ma gli osservatori pro-governativi iraniani affermano che gli strateghi stanno meticolosamente calcolando il loro attacco per evitare un’escalation.

In caso di ritorsione iraniana, è probabile che il governo israeliano, data la sua fragilità e il fallimento nel raggiungere l’obiettivo dichiarato di eliminare Hamas nonostante le oltre 33.000 vittime civili, colga l’opportunità di attaccare le infrastrutture nucleari iraniane, come già sta avvertendo pubblicamente, per consolidare la propria posizione. Questo scenario potrebbe scatenare una guerra regionale, con il coinvolgimento di Stati Uniti e Iran. Sembra proprio questo il piano del governo di Netanyahu.