Kiev e Xi’an. Ucraina e le 5 repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale. La Cina alza il tiro della sua manovra diplomatica e incontra ad alti livelli i paesi della tradizionale orbita di Mosca. Senza la presenza di Vladimir Putin o di esponenti del governo russo. Nel tardo pomeriggio di ieri, il governo ucraino ha comunicato che c’è stato l’incontro tra il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba e Li Hui, inviato speciale nominato da Xi Jinping subito dopo la sua telefonata con Volodymyr Zelensky. Una comunicazione che mette fine a circa 48 ore di silenzio calato sul viaggio di Li, annunciato dal governo cinese venerdì scorso ma sul quale poi non era arrivato alcun dettaglio. Si tratta della prima visita rilevante da febbraio 2022. «Kuleba ha informato l’inviato speciale del governo cinese sui principi del ripristino di una pace sostenibile e giusta, basata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale», ha dichiarato Kiev. «Ha sottolineato che l’Ucraina non accetta alcuna proposta che implichi la perdita dei suoi territori o il congelamento del conflitto», si legge ancora, in un passaggio che sembra chiudere temporaneamente al documento in 12 punti presentato dalla Cina, che chiede invece di considerare anche le «legittime preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi», Russia inclusa.

LI HA ALLE SPALLE circa 40 anni di carriera legata a Mosca. Nel 1975, quando fu assegnato al dipartimento per l’Unione sovietica, i rapporti bilaterali erano molto tesi e la principale minaccia sembrava proprio l’ex alleato piuttosto che gli Stati uniti. Li parla fluentemente il russo ed è stato ambasciatore a Mosca per 10 anni, fino al 2019. Nel 2016 ha scritto in un articolo che la Cina «ha bisogno di una Russia potente». Prima di lasciare l’incarico è stato uno dei pochi stranieri a ricevere la medaglia dell’amicizia da Putin.
Nei prossimi giorni, Li sarà in Polonia, Francia e Germania, prima di concludere il tour in Russia. L’obiettivo è sentire tutte le parti coinvolte e porre le basi di un negoziato. Ma è difficile che l’inviato presenti nuove proposte concrete. Pechino punta comunque sul viaggio per mostrarsi neutrale e dare un’immagine da potenza responsabile. «Siamo gli unici a visitare sia Ucraina che Russia. Questo dimostra che siamo dalla parte della pace», ha sottolineato il ministero degli Esteri cinese quando ha annunciato la missione.

Nelle stesse ore, Xi ha incontrato il presidente kazako Qasym-Jomart Tokayev a Xi’an. Qui, nell0’antica capitale della Via della Seta, va in scena oggi e domani il primo summit tra leader C+C5 tra Cina e le 5 repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale. Riuniti al cospetto del presidente cinese anche Sadyr Japarov (Kirghizistan), Emomali Rahmon (Tagikistan), Shavkat Mirziyoyev (Uzbekistan) e Serdar Berdimuhamedov (Turkmenistan). Il Quotidiano del Popolo dedicava ieri la sua prima pagina a un vertice definito «storico», teso a suggellare la crescente influenza cinese in una regione strategica. Effetto collaterale della guerra in Ucraina, su cui i paesi dell’Asia centrale hanno mostrato in modo più o meno esplicito perplessità e timori. Pur mantenendo saldi i rapporti con Mosca, si guarda con favore a un crescente coinvolgimento cinese. Non solo dal punto di vista commerciale, come già accade da diversi anni (la Belt and Road è stata lanciata nel 2013 proprio da Astana), ma anche sul fronte sicurezza.

CON UNA RUSSIA più dipendente nei suoi confronti, Xi può proiettarsi con maggiore forza come «garante di stabilità» regionale. Cercando anche di tutelare i suoi enormi interessi, legati agli investimenti ma anche alla stabilità di un’area fondamentale per la sua vicinanza alla regione autonoma dello Xinjiang. Sul tavolo anche diversi progetti infrastrutturali, tra cui una ferrovia che collegherà la Cina a Kirghizistan e Uzbekistan, nonché un gasdotto dal Turkmenistan. La diplomazia cinese spiega che Xi pronuncerà un «discorso molto importante» destinato a proiettare le relazioni in una «nuova era».