Kosovo al voto per la seconda volta in un anno e mezzo. Lo ha stabilito una sentenza della Corte costituzionale che ha riscontrato irregolarità nel voto di fiducia al governo presieduto da Avdullah Hoti, insediatosi lo scorso giugno. Il voto dovrà aver luogo entro entro 40 giorni dall’indizione delle elezioni da parte del presidente della Repubblica, carica ricoperta ad interim da Vjosa Osmani.

Il caso era stato sollevato da un gruppo di parlamentari del partito «nazionalista di sinistra» Vetevendosje che contestava la legittimità del mandato di Etem Arifi, deputato del partito della minoranza ashkali. Arifi era stato condannato in via definitiva per frode a 15 mesi di carcere il 20 agosto dello scorso anno, per essere eletto in Parlamento un mese e mezzo dopo.

La Corte ha dichiarato illegittimo il suo mandato parlamentare perché, si legge nella nota: «una persona dichiarata colpevole con sentenza definitiva per un reato commesso negli ultimi tre anni, non può essere candidata alla carica di deputato». La Corte ha quindi dichiarato irregolare la formazione stessa dell’esecutivo, la cui fiducia era passata per un solo voto.

Ieri Osmani ha avviato le consultazioni con i rappresentanti dei diversi schieramenti per concordare la data in cui tenere le elezioni. Hoti ha dichiarato di rispettare la sentenza della Corte, limitandosi a chiedere di non sciogliere il Parlamento prima dell’approvazione della legge di bilancio.

Soddisfazione invece per il leader di Vetevendosje, Albin Kurti che più volte aveva contestato la legittimità del governo in carica. Kurti aveva formato un governo dopo le elezioni dello scorso ottobre insieme alla Lega democratica del Kosovo (Ldk) che però a soli 51 giorni dall’insediamento aveva sfiduciato l’esecutivo per poi mettersi a capo di un altro governo, quello guidato da Hoti, con l’appoggio dell’Alleanza per il futuro del Kosovo (Aak) di Ramush Haradinaj, Nisma e i partiti delle minoranze, incluso il «partito di Belgrado», la Lista Serba.

Un colpo di mano dell’amministrazione Trump, disse all’epoca Kurti, che vedeva nel premier ribelle un ostacolo all’accordo tra Kosovo e Serbia siglato alla Casa Bianca lo scorso settembre. Una tesi peraltro sostenuta anche da un recente studio del Comitato per gli affari esteri del Parlamento europeo sulle fake news e la disinformazione nei Balcani.

Nel rapporto si afferma tra l’altro che la campagna di disinformazione condotta dall’inviato speciale degli Stati Uniti per il dialogo Belgrado-Pristina Richard Grenell avrebbe contribuito al rovesciamento del governo Kurti.

Le prossime elezioni assumono un significato importante anche alla luce di un altro elemento che agita la politica in Kosovo, la corsa alla Presidenza della Repubblica. Il nuovo Parlamento infatti si troverà ad eleggere il successore di Hashim Thaqi, sotto processo all’Aja per crimini di guerra e contro l’umanità. Il mandato del «Serpente», nome di battaglia di Thaqi, sarebbe dovuto scadere ad aprile dell’anno prossimo, ma la conferma dell’incriminazione, avvenuta il 5 novembre, ha portato alle dimissioni dell’ex guerrigliero dell’Uck.

 

Hashim Thaqi (Ap)

 

Questo ha determinato un’accelerazione nelle trattative per aggiudicarsi lo scranno presidenziale che per ora ha avuto il solo effetto di seminare tensioni anche tra i partner di governo, oltre che con gli esponenti dell’opposizione.

Val la pena di ricordare infine che la stessa formazione del governo Kurti si era incagliata per quattro mesi proprio sulla questione della nomina del Presidente cui puntava l’Ldk di Isa Mustafa, lo stesso che ora fa muro contro la nomina di Haradinaj, proposta dall’Aak.