Nessuna sorpresa. Sarà il premier di destra Benyamin Netanyahu, vittorioso con il suo partito, il Likud, alle elezioni del 23 marzo, a tentare di formare una maggioranza di governo. Ieri il presidente Reuven Rivlin gli ha affidato l’incarico. Nei giorni scorsi il capo dello stato aveva ipotizzato soluzioni alternative per aggirare lo stallo politico che l’ultimo voto, il quarto in due anni, non è riuscito a superare. Qualcuno aveva immaginato un incarico affidato a un altro esponente della destra, il nazionalista religioso Naftali Bennett. Ma Rivlin ha fatto la scelta più ovvia: Netanyahu, durante le consultazioni di lunedì, era stato indicato dalla maggioranza dei partiti. Il presidente non ha tenuto conto del processo in corso, entrato lunedì nel vivo, che vede il premier al banco degli imputati con l’accusa di corruzione. «Non è stata una decisione facile», ha spiegato Rivlin ieri durante la cerimonia di apertura della 24esima Knesset, «conosco la posizione di molti, ovvero che il presidente non dovrebbe dare l’incarico a un candidato che sta affrontando accuse penali ma secondo la legge un primo ministro può continuare a svolgere il suo incarico mentre è sotto processo». Parole che non hanno convinto Yair Lapid, leader di Yesh Atid, il partito centrista giunto secondo alle elezioni. «L’incarico a Netanyahu è una macchia che proietta una immagine negativa su Israele quale Stato di diritto», ha commentato.

Per Netanyahu non sarà facile trovare una soluzione. Il problema è legato proprio alla sua figura, molto divisiva, che gli ha procurato avversari irriducibili persino a destra, il suo schieramento. Al momento ha 52 deputati dalla sua parte sui 120 della Knesset. Potrebbe trovare un’intesa con il partito nazionalista religioso Yamina, che ha ottenuto sette seggi alle elezioni, ma non arriverebbe alla maggioranza. Il partito islamista, Raam, con quattro parlamentari, si è detto pronto a governare con chiunque ma la formazione di estrema destra Sionismo Religioso (sette seggi), alleata strategica del premier, dando sfogo al razzismo esplicito di cui si nutre, esclude categoricamente di poter sedere in un governo assieme a una formazione araba. Possibilità persino più ridotte di formare una maggioranza ha il composito schieramento anti-Netanyahu. Così si prevede che la Knesset insediatasi ieri avrà breve vita e forse già in estate gli israeliani torneranno alle urne.