Il 700/o anniversario della morte di Dante è stato uno dei perni della ventitreesima edizione della Settimana della cultura italiana a Cuba. Dopo l’inaugurazione di una statua dedicata al poeta (realizzata dallo scultore José Villa Soberón) e una tavola rotonda per illustrare «il vincolo di Cuba con Alighieri», si è svolta la premiazione del concorso per il miglior manifesto su questo anniversario disegnato da giovani artisti cubani e, infine, un concerto – Giardini d’amore – di arie e madrigali dell’Italia del XVII secolo eseguito dal Complesso di musica antica Ars longa.
Nella Cuba dell’800 e ’900, la Divina commedia e, in generale l’opera di Dante – «poeta archetipo dell’Italia e dunque di tutto l’Occidente», come lo definì Borges – ebbero una importante eco. Lo testimoniano le numerose citazioni di scrittori e saggisti dell’epoca, raccolte dalla docente (facoltà di Lettere dell’università dell’Avana) e italianista Mayerin Bello. Fino alla fine del XIX secolo l’isola caraibica era l’ultima e più ricca colonia di Spagna, dove si pubblicavano tra le migliori riviste e libri in castigliano. Non deve dunque sorprendere l’interesse per l’opera del bardo fiorentino. Ma ad accrescere interesse e apprezzamento era anche il ruolo di Dante come patriota costretto all’esilio, fondatore non solo della lingua ma anche di un progetto nazionale. Era questo il legame più profondo – come descritto dal saggista David Leyva – con José Martí, poeta, scrittore e Apostolo dell’indipendenza di Cuba dalla Spagna.

Dante Alighieri

MARTÍ FU COSTRETTO a mangiare il «pane salato» dell’esilio a New York dove contribuì a unificare le forze indipendentiste nel Partito rivoluzionario cubano, anima politica della ultima guerra di indipendenza nella quale morì (1895) partecipando a una carica a cavallo contro le truppe spagnole.
All’anniversario dantesco è dedicata anche una sezione dell’ultimo numero della rivista Revolución y cultura, presentato dalla direttrice Luisa Campuzano.
Questo legame tra terre lontane migliaia di chilometri ma impegnate nella lotta per l’indipendenza era forte, tanto che numerosi patrioti italiani si recarono dopo il «quarantotto» (1848) del Risorgimento italiano per combattere assieme ai mambises cubani. Di questo legame parla il libro Italia y Cuba, scritto nel 1917 dal padre dell’antropologia cubana Fernando Ortiz, ristampato col contributo dell’ambasciata italiana e presentato dal poeta e saggista Miguel Barnet (pubblicato in Italia da Einaudi).

SI TRATTA di una solidarietà tra due terre lontane rinnovata l’anno scorso durante la prima ondata della pandemia di Covid-19 che mieteva vittime in Italia con l’invio nella penisola di due unità di medici e infermieri cubani della brigata Harry Reeve. Il libro Insieme (Juntos nella versione spagnola) che racconta il lavoro della brigata che operò a Torino durante quattro mesi, è stato presentato nella splendida «Casa dalle tegole verdi». Partecipavano anche i volontari italiani giunti all’Avana per testare – in collaborazione con la clinica universitaria Amedeo di Savoia di Torino – l’efficacia del siero Soberana plus, prodotto dall’Istituto Finlay dell’Avana, come booster di rinforzo dei vaccini in uso in Italia.
Fra le altre iniziative, la presentazione delle attività della Cooperazione italiana per il recupero delle Scuole d’arte progettate negli anni 60 dagli architetti italiani Garatti e Gottardi.
La Settimana della cultura lascia il posto a quella della cucina italiana: si è distinta per la sua qualità, favorita anche dal fatto che il nuovo ambasciatore Roberto Vellano fino al febbraio scorso è stato alla Farnesina direttore centrale per la promozione della cultura e della lingua italiana.