Libere strade d’Italia attraversate da migliaia di donne (e uomini). Decine di città e altrettante manifestazioni, cortei, sit-in, momenti istituzionali e altri più provocatori. Milano, Roma, Torino, Bologna, Cagliari, Pisa, Palermo… impossibile nominarle tutte. Questo 8 marzo è una giornata diversa dal solito. Non è una festa e forse è più di uno sciopero femminista, è la volontà di lottare contro un modello dominante non declinabile solo al maschile. E’ una nuova energia diffusa che non sembra inibita dal solito senso di impotenza. In piazza si sta bene. Il merito è delle giovani donne e al loro fianco ci sono anche i giovani uomini, se non fosse così le nuove generazioni non capirebbero. Tocca a loro decidere.

Milano è la piazza più partecipata. Dalla mattina alla sera la voglia di esserci ha scelto come bersaglio simbolico il Pirellone e chi lo abita all’insegna del rozzo maschilismo familista che ispira politiche sempre discriminatorie nei confronti delle donne (molti i cartelli in sostegno della 194: “Obiezione? Respinta”). E’ lì che dopo un lungo percorso è confluito il corteo studentesco della mattina, sempre da quel luogo verso le 19 è partita la lunga manifestazione che si è conclusa in zona Porta Venezia. La città si è mobilitata anche con situazioni meno movimentiste: letture, incontri e iniziative per tutto il giorno in piazza Duomo. Il sindaco Beppe Sala, che in questi giorni ci ha messo la faccia sui cartelloni luminosi sparsi in città, inaugurando una mostra ha colto l’occasione per alzare il tiro: “Oggi è l’8 marzo ma il 9 si rilancia, le quote rosa non ci bastano più. Facciamo comandare le donne e non ce ne pentiremo”. Staremo a vedere, del resto il problema della tenuta e della durata di un movimento non è certo affar suo.

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La prima sorpresa rosa fucsia ha preso la scena al mattino quando migliaia di studenti – più del solito, visto che quest’anno si batte la fiacca – hanno attraversato il centro per dire no al sessismo e alla violenza di genere e per chiedere l’educazione sessuale nelle scuole. Com’è? “Spacca”, si gasano gli studenti presi alla sprovvista da loro stessi. In testa lo striscione “Ni una menos” e la volontà di esibire alcune azioni contro lo stereotipo del corpo femminile mercificato (“sanzione” alle vetrine di Zara), contro le politiche proibizioniste (uno striscione pro “ganja” appeso tra le palme della discordia di piazza Duomo) e contro Donald Trump (la scritta “Women’s march smash Trump” davanti al consolato statunitense). Fumogeni, trucco rosa come a carnevale, voglia di correre e ballare, ma anche mimose per scherzarci su. Gli stessi studenti hanno partecipato anche alla manifestazione serale mescolandosi con persone molto diverse tra loro, è il marchio di fabbrica di un movimento che si vuole “radicale e inclusivo” e l’età media si alza (ma non troppo e meno male). Tra diverse migliaia di persone in marcia c’è anche uno spezzone con alcuni migranti rifugiati ospiti nella caserma di via Montello.

Il desiderio di lottare e darsi un obiettivo è la cifra di tutte le manifestazioni. A Torino – “D’ora in poi lotto marzo sempre” – gli studenti al mattino hanno bloccato il traffico a più riprese e hanno preso di mira una farmacia che si rifiuta di vendere la pillola del giorno dopo: “Sui nostri corpi, sulla nostra salute, sul nostro piacere decidiamo noi”. Il pomeriggio, altra manifestazione. A Bologna centinaia di donne hanno manifestato in piazza Maggiore organizzando lezioni sull’educazione di genere, sul mondo islamico e sulla storia delle donne nel cinema; di contorno anche un consultorio pubblico gestito da attiviste e lo “spazio bimbi” gestito dai papà (e ci mancherebbe altro). Lo sciopero ha coinvolto molti lavoratori, soprattutto dei trasporti e delle scuole, nidi compresi. Anche a Bologna la giornata si è conclusa con una manifestazione serale. A Firenze, dopo un presidio durato tutto il giorno con letture e dibattiti, verso sera è partito un corteo di 2 mila persone da piazza Santissima Annunziata. Significativo anche l’8 marzo in Sardegna: a Cagliari in mattinata un corteo è arrivato sotto al consiglio regionale mentre a Iglesias si è tenuto un incontro per ricordare un tragico incidente in miniera del 1871 che costò la vita a undici donne tra i 10 e i 32 anni (erano bambine). A Palermo, invece, nel pomeriggio si è mosso un corteo da piazza Verdi a piazza Pretorio dove si sono svolti concerti, letture, performance e anche la proiezione di un video sulla manifestazione straordinaria del 26 novembre a Roma che ha visto protagoniste