Europa

L’Europarlamento si limita a chiedere una «pausa umanitaria»

L’Europarlamento si limita a chiedere una «pausa umanitaria»

Israele/Palestina Nella risoluzione salta il cessate il fuoco

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 20 ottobre 2023

Il Parlamento europeo chiede una «pausa umanitaria» nella guerra in Medioriente e la liberazione degli ostaggi (numerosi sono europei). Condanna gli attacchi brutali di Hamas e dichiara che Israele ha il diritto di difendersi, nel rispetto del diritto internazionale umanitario. È stata espressa anche una forte preoccupazione per la crescita dell’antisemitismo in Europa, già colpita da attentati (Francia e Belgio in primo luogo).

Una risoluzione che rappresenta un minimo denominatore comune per permettere alla Ue di parlare con una sola voce, è passata ieri a Strasburgo con 500 voti a favore, 21 contrari e 23 astensioni. Tra i contrari, soprattutto 13 eurodeputati francesi e spagnoli del gruppo Left (che porta nelle istanze europee gli scontri in corso nella sinistra in Francia e in Spagna) e 3 Verdi (altri 3 si sono astenuti). La Left e i Verdi hanno presentato un emendamento per chiedere un «cessate il fuoco immediato», bocciato con 419 no e 88 si: tra questi il M5S e 14 socialisti, tra cui i dem Smeriglio e Bartolo (mentre gli altri del Pd hanno votato contro). Poco dopo la segretaria Schlein benedice la linea del «cessate il fuoco umanitario, in linea con quanto chiesto dal segretario generale dell’Onu Guterres». Dall’Europarlamento è anche venuto un appello a mettere fine alla cacofonia che ha caratterizzato le reazioni nella Ue dall’attacco terrorista del 7 ottobre: Strasburgo invita il blocco a un maggiore coordinamento e ad avere un ruolo più attivo per contare di più, con in prospettiva la difesa della tradizionale posizione della soluzione a due stati. I parlamentari sono anche favorevoli a un’inchiesta internazionale su quello che è successo all’ospedale di Gaza, e chiedono indagini su paesi come l’Iran, il Qatar, la Russia, sospettati di finanziare il terrorismo. I popolari hanno insistito sulla necessità, per la Ue, di verificare che gli aiuti ai palestinesi non vengano intercettati da Hamas.

La Ue è il primo partner commerciale di Israele e il primo finanziatore dei palestinesi, ma resta ai margini dell’attività diplomatica in corso, non va al di là della «politica degli assegni», la sua voce ha difficoltà a imporsi anche perché i toni abbracciano numerose sfumature, dovute al peso del passato, della storia dell’Europa. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, è stata criticata per un appoggio troppo unilaterale a Israele, mentre il capo della diplomazia, Josep Borrell, ha avuto una posizione più equilibrata, seguita anche dal presidente del Consiglio, Charles Michel. Olaf Scholz si è già recato in Israele e in Medioriente, Emmanuel Macron prepara un viaggio con estrema prudenza e senza precipitazione (il britannico Rishi Sunak ieri era in Israele).

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