Dopo l’appuntamento costitutivo di quest’estate, il gruppo teorico-politico Euronomade ha cominciato la sua esperienza. Abbiamo dato vita a un sito Internet (www.euronomade.info) che prova a rispecchiare il nostro stile di intervento: una ricerca aperta sulla ridefinizione degli spazi e dei confini, sull’eterogeneità del lavoro vivo e sui nuovi dispositivi di cattura del valore, sulle sperimentazioni di possibili forme del comune e di inedite combinazioni di soggettività. Venerdì 11 aprile, scegliendo giornate importanti per le mobilitazioni contro l’austerity, diamo vita alla presentazione «ufficiale» del nuovo collettivo. Appuntamento è alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università la Sapienza di Roma (ore 15, relazioni di Toni Negri, Federico Tomasello, Giso Amendola, Roberta Pompili).

Lo facciamo nel momento in cui ci sembra ancora più importante riaffermare le parole chiave del nostro percorso. Lo spazio europeo, innanzitutto. Ci sembra evidente che l’evoluzione della crisi, le forme di concentrazione e anche di (relativa) stabilizzazione che le trasformazioni del capitalismo contemporaneo hanno mostrato, chiamano ad una riflessione su come dare nuova concretezza e capacità di far male all’azione dei movimenti sociali. Uno spazio europeo non «dato», non «presupposto», ma reinventato dalle lotte, lungo linee aperte e mobili che sovvertono le classiche raffigurazioni della «centralità» europea. Siamo convinti che dentro questa crisi ogni rifugio nazionale è spiazzato, fuori scala, destinato alla residualità politica. Anzi, ci sembra che questa crisi faccia emergere che una delle ragioni della progressiva marginalizzazione delle sinistre europee in questi ultimi decenni sia stata l’illusione nazionale, l’incapacità di pensare, di muoversi, di creare organizzazione all’altezza degli spazi e delle velocità ai quali il capitale si andava riorganizzando.

La stessa urgenza di evitare ricadute all’indietro e arroccamenti su impossibili trincee difensive ci impegna alla formulazione di un concreto piano di programma, da concepire come una continua sperimentazione di dispositivi per la connessione delle lotte. Welfare del comune, e anzi «moneta del comune» intesa come una produzione di moneta che sia misura della forza, della ricchezza produttiva della cooperazione sociale e non della valorizzazione finanziaria: perché siamo convinti che non ci sia nessuna credibile uscita dall’austerità che non parta dal riconoscimento della produttività diffusa, dalla liberazione del lavoro vivo dai dispositivi di sfruttamento, di controllo, di gerarchizzazione che lo attraversano. Reddito di base contro la centralità dell’impresa e ogni nostalgia laburista tradizionale; apertura di una battaglia per una fiscalità europea progressiva, contro le fiscalità nazionali, uscite dagli anni ruggenti del neoliberalismo come dispositivi di riproduzione perpetua dell’iniquità; campagne costituenti a dimensione europea contro la rinazionalizzazione feroce delle politiche sociali europee. Ci proponiamo di fare inchiesta con attenzione sulle nuove forme di «sindacalismo», diffuso, sociale, metropolitano, che si muovono lungo quel crinale di indistinguibilità, ma anche di potenziamento reciproco, tra vita e lavoro: di lì si dovrà passare per cercare risposte alle non più differibili domande sulle modalità dell’agire politico e dell’organizzazione, che possano dare consistenza e forza d’urto all’eterogeneità della composizione sociale contemporanea.

Reinventare l’Europa per non lasciare spazio agli identitarismi, ai mostri nazionalisti, patriarcali, securitari, ai biopoteri del controllo, alle volontà infami, che pure risorgono da più parti: un’Europa molteplice, della cooperazione e delle singolarità, una politica europea per il comune contro la barbarie, per reinventare uno spazio di connessione e di moltiplicazione di una non retorica efficacia delle lotte.