Strade bianche come modo di intendere la mobilità, la bici e godersi l’Italia in compagnia. Sono passati vent’anni dall’intuizione di Giancarlo Brocci e dalla prima edizione dell’Eroica, la corsa ciclistica che ogni prima domenica di ottobre riporta Gaiole e la provincia senese ai tempi di Coppi e Bartali quando l’uso dell’asfalto era limitato alle grandi città e le strade principali e ciclisti da tutto il mondo in sella alle loro vecchie e polverose bici da corsa pre-1987 riscoprono «la bellezza della fatica e il gusto dell’impresa» .

Oggi l’Eroica è diventata un marchio globale, esportato in buona parte del mondo con corse dalla California al Giappone, dal Sud Africa all’Argentina spalmate su tutto l’anno, acquisito da una grande impresa dell’abbigliamento (Brooks) di proprietà dell’italiana Selle Royal. Le sue radici e gli uomini che la dirigono rimangono qua da noi e per dimostrarlo sono andati a scorpire qualcosa di molto interessante: le strade della «linea non mi fido» sulle Dolomiti.
Se le «strade bianche» della Toscana sono ormai da anni patrimonio tutelato dalla Regione e l’enorme turismo portato in questi anni nel Chiantishire ha fatto cambiare idea a imprenditori e agricoltori più accaniti nel chiedere l’asfalto, quel geniaccio di Giancarlo Brocci questa volta ne ha scovate in Tirolo.

Come accade sempre all’Eroica, il tutto è cominciato proprio a Gaiole. Durante un’edizione della corsa-madre è arrivata la proposta da parte di alcuni ciclisti tirolesi. «Perché non fate una gara da noi?».

Dopo il classico sopralluogo a San Candido, l’operazione è partita. Invece di accettare le innumerevoli proposte provenienti ormai da ogni angolo del globo per fare una nuova Eroica, Brocci e i suoi hanno trovato un nuovo e segreto angolo di paradiso per i ciclisti vintage a poche centinaia di chilometri da mamma Toscana.

Si tratta appunto di strade sconosciute che erano state costruite per un intento ben poco glorioso: da Mussolini in caso di ritirata dal fronte austriaco. La cosiddetta «Linea non mi fido», il vallo alpino che l’Italia fascista si affrettò a costruire per contenere gli eventuali ripensamenti di un alleato ingombrante come il nazismo. Per questo motivo erano strade molto larghe perché potessero passarci carri e mezzi e non solo uomini, con pendii dolci (a differenza delle strade bianche toscane) e non asfaltate perché non c’era il tempo, al massimo si arriva al macadam. Le strade però arrivano al confine e poi si interrompono e dunque vanno fatte all’andata e poi a ritroso, in salita e poi in discesa.
Dato il «via libera» al progetto accompagnato dall’ente di promozione del turismo del Tirolo che punta ad allungare la stagione estiva, si è partita con una «edizione zero»: il grande successo ha portato alla prima edizione dell’anno scorso con percorsi alternativi che da San Candido arrivano anche a Cortina potendo ammirare le tre cime di Lavaredo e il lago di Misurina: un vero paradiso. Per evitare il rischio di temperature basse quest’anno la data prescelta è stata anticipata di una settimana: dal 16 all’8 settembre. Senza che i ciclisti ne rischino uno.