I container bianchi su cui sono vergati in rosso i punti fermi della della Media Luna Roja Saharaui, giganteggiano davanti all’ufficio di Buhubeini Yahia, presidente dell’organizzazione umanitaria che fornisce aiuti ai rifugiati dei campi. I sette principi su cui si basa il lavoro della Mezzaluna – umanità, neutralità, imparzialità, universalità, indipendenza, volontariato e unità – sono messi a dura prova come mai in precedenza. Lo conferma egli stesso: «Usualmente il nostro lavoro principale è quello di provvedere e distribuire un cesto mensile composto da cereali, farina, soia, olio vegetale e zucchero. Ora con la guerra c’è una carenza considerevole di risorse, abbiamo utilizzato i prodotti stoccati per le urgenze ma sono praticamente esauriti, non abbiamo più né riso né farina».

Il conflitto impatta una situazione già complicata, come testimoniato dal rapporto del Piano alimentare mondiale (Pam, Nobel per la pace nel 2020) che a giugno dello scorso anno descriveva come vulnerabile la situazione alimentare nei campi, con un bisogno di assistenza al 77% dei rifugiati: «Secondo un nostro studio – dice Yahia – quel valore ad oggi è salito al 90%. A questo dato preoccupante ha contribuito fortemente oltre alla pandemia da covid19 e lo scarso livello di vaccinazione, sinora fermo al 5%, anche i quasi 5 mila rifugiati in arrivo dai territori liberati. A soffrire maggiormente dello squilibrio alimentare – conclude – sono le donne in gravidanza e nel post partum, in cui abbiamo riscontrato consistenti problemi di anemia».