En attendant Napolitano, il cui intervento critico sulla fiducia e nel merito della nuove legge elettorale è atteso in aula la prossima settimana (l’ex presidente ha confermato ieri questa sua intenzione lasciando intendere che si sta preparando), il Pd è costretto a fare bene i conti in vista delle votazioni. La legge Rosato può certamente contare su una maggioranza solida, circa i due terzi dell’aula, visto il sostegno di Forza Italia, Lega e verdiniani oltre a Pd, Ap, altri centristi e autonomie. Questa maggioranza avrà modo di esprimersi, dal momento che non sarà necessario chiedere la fiducia su tutti gli articoli della legge perché gli ultimi due non corrono rischi di incappare in troppi o pericolosi emendamenti: l’articolo 5 che contiene la clausola di invarianza finanziaria e l’articolo 6 che esclude anche Mdp dall’obbligo di raccolta delle firme. Ci sarà dunque un voto agevole sul complesso della legge. Ma resta il problema del numero legale sugli altri voti, probabilmente quattro, di fiducia.

Se berlusconiani e leghisti non risponderanno alla chiamata, fondamentale sarà l’apporto dei senatori di Verdini. E non è detto che basti, visto che il senato è il luogo dove più forte si fece sentire l’opposizione interna al Pd per l’Italicum, proprio con la non partecipazione al voto di 24 senatori democratici. Dei quali una metà non è andata via con la scissione di Bersani e dunque è conteggiata tra i voti indispensabili al Rosatellum (tra gli altri D’Adda, Mucchetti, Micheloni, Tocci). Il capogruppo del Pd Zanda non può prevedere l’impatto che le critiche di Napolitano avranno sui suoi senatori e ha convocato una riunione questa mattina, parteciperà anche il capogruppo dei deputati e «padre» del testo Rosato.
In contemporanea in prima commissione, dove ieri sera si è esaurita la discussione generale sulla legge, saranno ascoltati nove giuristi e costituzionalisti sul Rosatellum: con un paio di eccezioni sarà un rosario di critiche. Rivolte anche alla procedura di approvazione: la fiducia in tutte e due le camere, la mancata chiusura del lavoro in commissione (accadrà lunedì), persino la pretesa di fissare il termine per il deposito degli emendamenti in aula tre ore prima che in commissione comincino le votazioni, come se fosse possibile avanzare proposte di modifica su un testo in teoria – solo in teoria, perché è blindato – ancora in lavorazione.

Il Movimento 5 Stelle ha già convocato per mercoledì prossimo, il secondo giorno di votazioni in aula, una manifestazione davanti al senato (dove non c’è uno spazio enorme). La scelta è stata fatta considerando che il giorno successivo potrebbe essere quello del voto finale, ma non è detto che vada così perché è prevista anche una seduta di emergenza venerdì mattina, prima che si apra la sessione di bilancio. Poi l’attenzione si sposterà sul Quirinale per la promulgazione della legge, con anche in questo case le annunciate manifestazioni grilline. Non ci sono evidentemente dubbi sul sostegno di Mattarella alla legge Rosato. Resta però da vedere se potrà esserci qualche spazio di imbarazzo per il presidente di fronte alle osservazioni critiche che farà l’emerito Napolitano.