Fuggito all’arresto, rifiutato dalle autorità del vicino Zambia a cui aveva chiesto asilo politico, il numero due dell’opposizione in Zimbabwe, l’ex ministro delle Finanze Tendai Biti è stato alla fine liberato su cauzione dopo una rapida detenzione una volta rimpatriato.

«La lotta continua», ha detto entrando giovedì nel palazzo del tribunale di Harare, la capitale, dopo aver sborsato 5 mila dollari per essere scarcerato sulla parola.

Il suo caso nel frattempo, avendo anche travalicato i confini nazionali, è diventato di dominio pubblico a livello internazionale e una vera spina nel fianco al tentativo di normalizzazione del presidente, risultato vincitore delle prime elezioni post dittatura, quell’Emmerson Mnangagwa ex braccio destro di Mugabe che prima del voto del 30 luglio era stato scelto dai militari per traghettare il regime verso un approdo più «democratico» o almeno accettabile per il Fondo monetario internazionale e gli investitori che vorrebbero vedere il Paese uscire da un’iper inflazione, seconda solo a quella del Venezuela, e fare dello Zimbabwe una sorta di «nuovo Sudafrica».

Tendai, che gli investitori conoscono, è stato in prima fila insieme a Nelson Chamisa – leader dell’Mdc, il principale partito d’opposizione che credeva di aver vinto – a contestare brogli e strani ritardi nella proclamazione dei risultati da parte della commissione elettorale Zec.

Per le sue dichiarazioni è stato accusato di «proclamazione illegale di risultati elettorali» e istigazione alla violenza di piazza, per aver sobillato le masse di giovani militanti sotto la sede della Zec ad Harare il 1° agosto. Durante le manifestazioni, con blindati e militari che sparavano per le strade, ci sono stati alla fine sei morti. Sono seguite perquisizioni e sequestri di computer nella sede dell’Mdc e retate di militanti, poi in gran parte rilasciati.

Tendai si è rifugiato in Zambia, attraversando la frontiera a piedi secondo scrive il giornale Jeune Afrique, ma una volta arrivato le autorità di Lusaka lo hanno rispedito indietro, ritenendo le sue motivazioni di fuga «non meritevoli» di una procedura d’ asilo. Tendai, Chamisa e tutto lo Stato maggiore del «Movimento per il cambiamento democratico» non hanno ancora nessuna intenzione di accettare la sconfitta con il 44,3% dei voti scrutinati contro il 50,8% dei rivali dello Zanu-Pf.

E infatti ieri i legali dell’Mdc hanno presentato ufficiale ricorso alla Corte costituzionale. Gli avvocati, illustrando il ricorso in una conferenza stampa ad Harare, visto che i dirigenti dell’Mdc o sono in arresto o sono interdetti a partecipare a dibattiti pubblici come Tendai, hanno dichiarato di essere in possesso di prove di brogli «giganteschi». La Corte ha due settimane di tempo per pronunciarsi.

Il portavoce dell’Unhcr Babar Baloch ha intanto denunciato come illegale il respingimento di Tendai Biti da parte dello Zambia. Mentre il resto della comunità internazionale sembra alla finestra. Ue e Onu hanno finora espresso solo «preoccupazione» per i tumulti post elettorali.