Il giudizio delle toghe sulla riforma della giustizia è «fortemente negativo nel suo complesso». Questo si sapeva già da un po’, per la verità, ma la riunione del comitato direttivo centrale dell’Anm, ieri in Cassazione, ha cristallizzato l’unanimità di questa presa di posizione. Di più: tutte le correnti della magistratura sono d’accordo sulla necessità di scioperare, anche per più giorni. Ma non subito, «in relazione all’iter parlamentare».

IL TIMORE delle toghe sul punto, oltre alla partecipazione (l’ultima volta nel 2022 l’adesione si fermò al 48%), è di perdere lo scontro sul piano mediatico, passando per corporazione chiusa nella difesa dei propri interessi. Per questo, nei vari interventi che si sono susseguiti durante le sei ore di dibattito, molte parole sono state spese sulla necessità di migliorare sul versante della comunicazione. La questione viene ritenuta di tale importanza da diventare il primo punto del documento unitario partorito dal comitato direttivo: «Elaborazione di una strategia comunicativa innovativa ed efficace anche mediante il supporto di esperti della comunicazione».

IL PRESIDENTE Giuseppe Santalucia ha battuto molto su questo nella sua relazione introduttiva. «Non dobbiamo aver paura di essere tacciati di fare politica – ha detto -, siamo magistrati e non ci preoccupa il colore dei provvedimenti, ma la difesa dell’assetto costituzionale».

Per le toghe la separazione delle carriere proposta dal governo Meloni è «un indebolimento della democrazia» dalla dubbia aderenza ai principi della Carta. «In definitiva – si legge ancora nel documento intitolato “Una mobilitazione culturale” – è una riforma che, stravolgendo l’attuale assetto costituzionale e l’equilibrio tra i poteri dello stato, sottrae spazi di indipendenza alla giurisdizione, riducendo le garanzie e i diritti di libertà per i cittadini».

C’è dunque consapevolezza diffusa che se c’è una possibilità di vincere la battaglia sulla giustizia, per coglierla si renderà necessario uscire dal dibattito tecnico e affrontare i vari temi sul ring dell’opinione pubblica.

Giuseppe Santalucia
Giuseppe Santalucia

«DOBBIAMO cogliere l’invito a uscire dai palazzi di giustizia, senza paura di contaminarci, di sporcarci le mani e di stringere quelle di tutti i cittadini – così scrivono i componenti di Magistratura democratica nel consiglio direttivo dell’Anm -. Non per esibizionismo populistico, ma quale frutto della consapevolezza che, se si è parte di una comunità, con la comunità occorre relazionarsi, avvisandolo del pericolo che corre la tutela dei diritti di tutti i cittadini». Da qui l’intera Anm si propone di organizzare «almeno una manifestazione nazionale da svolgersi in un luogo istituzionale significativo».

UNA SVOLTA movimentista che ha del clamoroso, a ben guardare, e che diventa quasi incredibile se si considera che ad essere favorevoli sono persino le toghe di destra: Magistratura indipendente (la corrente a cui apparteneva, per dire, anche il sottosegretario Alfredo Mantovano quando ancora faceva il magistrato) non ha avuto niente da obiettare e le critiche alla riforma espresse dai suoi membri sono dello stesso tenore di quelle della sinistra giudiziaria. Al di là degli slanci ideali e della sensazione diffusa di essere di fronte a un attacco frontale del potere esecutivo a quello giudiziario, è comunque impossibile non vedere sullo sfondo di questo dibattito le elezioni di gennaio, quando i giudici di tutto il paese saranno chiamati a votare per il rinnovo del comitato direttivo centrale.

RESTA sospesa la questione dei tempi della riforma, e quindi anche dei tempi della protesta. Malgrado le parole del ministro Crosetto, secondo il quale la questione della giustizia andrebbe affrontata al più presto, la premier Meloni appare più concentrata sul premierato e sul conseguente referendum costituzionale. La separazione delle carriere, contentino concesso a Forza Italia alla vigilia delle europee, potrebbe sì fare un primo passaggio in parlamento prima delle vacanze estive, ma in pochi credono che basterà questa legislatura per chiudere la partita.