Le prime carovane migranti del 2022 sono state stroncate sul nascere dalle autorità di Guatemala e Messico. La prima, che si era mossa dall’Honduras, il 15 gennaio è stata fermata il giorno seguente cercando di entrare in Guatemala. 700 persone, provenienti dallo stesso paese ma anche da Salvador e Nicaragua, si sono presentate alla frontiera e hanno trovato la muscolare risposta delle forze di polizia inviate dal presidente Giammattei.

IL 21 GENNAIO l’ufficio stampa dell’Istituto Nazionale di Migrazione del Messico diramava l’informazione del blocco di 300 migranti partiti verso nord da Tapachula, città del Chiapas e di confine, diventata negli anni una sorta di purgatorio per chi aspetta di ricevere un permesso di soggiorno negli Usa.

Tapachula in Messico e San Pedro Sula in Honduras sono le due “capitali” delle carovane migranti degli ultimi anni. Ma se nel paese governato da Andres Manuel Lopez Obrador «la politica migratoria continua a essere deplorevole e a non dare risposte alla popolazione migrante che necessita di esercitare il diritto alla mobilità, come tutti noi, o come dovrebbe essere in termini umanitari e di diritti umani» – ricorda Pedro Faro coordinatore del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomè de Las Casas , c’è chi si chiede se in Honduras con il cambio di governo la storia delle migrazioni possa cambiare.

UNA RICERCA DELL’UNIVERSITÀ Nazionale Autonoma ha riportato che l’esplosione del fenomeno migratorio si è registrata alla fine del secolo scorso e più precisamente nel 1998 come risposta ai disastro generato dall’uragano Mitch. Nel 1990 infatti solo 156mila honduregni, il 3% degli abitanti, vivevano fuori dal paese mentre già nel 2000 erano diventati circa 340mila. Il flusso migratorio non si è mai interrotto e nel 2020 si è arrivati a superare il milione di honduregni/e migranti, ovvero circa il 10% dell’attuale popolazione. Tra l’ottobre 2018 e la fine del 2021 sono state almeno 12 le carovane migranti partite da San Pedro Sula, ed è il dato che maggiormente fa percepire l’Honduras come il paese centroamericano la cui popolazione migra di più.

PER EUGENIO SOSA, SOCIOLOGO delle migrazioni, intervistato da Danay Galletti Hernández di Prensa Latina, sono tre le cause che hanno determinato tale andamento: la prima è certamente la crisi sociale che ha come conseguente dirette povertà, precarietà, mancanza di reddito e disoccupazione, la seconda è la violenza strutturale che si materializza in omicidi, criminalità diffusa, persecuzione politica dei difensori dei diritti umani e delle comunità indigene, sfollamento forzato per garantire progetti legati al capitalismo estrattivo, e la crescita della criminalità organizzata. La terza è l’emergenza democratica vissuta dal paese con il golpe e l’inefficienza istituzionale dovuta alla corruzione e all’impunità, che genera disperazione e la sensazione che «le cose non possono essere cambiate nel Paese».

Nonostante gli ultimi governi progressisti del continente non abbiano segnato positivi cambiamenti in materia c’è chi spera che qualcosa in Honduras succeda, anche perchè in campagna elettorale Castro ha promesso la creazione di condizioni favorevoli al ritorno di chi negli ultimi anni è stato costretto a migrare causa violenza, crisi democratica e polarizzazione della ricchezza. Ma se la presidente vuole davvero che chi vive in Honduras non sia costretto a migrare dovrà intervenire con coraggio per modificare la condizione di oppressione femminile.

IN HONDURAS VIENE UCCISA una donna ogni 27 ore e 33 minuti. Le donne rappresentano più della metà della popolazione e restano il soggetto che più subisce i disastri e le discriminazioni generati da anni di neoliberismo selvaggio. Solo politiche mirate potranno garantire reali occasioni di vita nel paese così da non far vedere nella migrazione la difficile via per la salvezza.

Errata Corrige

Il paese centroamericano da cui si parte di più. Povertà e violenza diffusa le prime cause dell’emigrazione del 10% della popolazione. Ma il 2022 inizia con i la linea dura di Messico e Guatemala. E i femminicidi sono l’altra emergenza nazionale