L’Ucraina come filo conduttore, dall’inizio alla fine, del discorso sullo stato dell’Unione, il terzo per la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, giunta a metà mandato, pronunciato di fronte al Parlamento europeo a Strasburgo prima di recarsi, per la terza volta, a Kiev: il «coraggio» dell’Ucraina come indicatore per spingere la Ue a «investire nella democrazia», contro gli autocrati che «attaccano i nostri valori» – ci sarà un Patto di Difesa della democrazia.
L’UCRAINA ANCHE come rivelatore delle debolezze e dipendenze della Ue, con un piano per ridurre i consumi di energia, trovare risorse finanziarie per aiutare famiglie e imprese in difficoltà tassando gli extraprofitti, rilanciando l’idrogeno verde (ci sarà una Banca specifica) e al tempo stesso preparando una futura indipendenza per le materie prime «critiche» (la dipendenza è troppo forte dalla Cina). In presenza di Olena Zelenska, la moglie del presidente ucraino nell’aula della plenaria, vestita con i colori dell’Ucraina (ma anche della Ue), blu e giallo, sul modello della regina Elisabetta (il suo nome è stato evocato e applaudito), Ursula von der Leyen ha pronunciato 16 volte la parola «guerra»: ha ricordato che «mai prima d’ora c’è stato un dibattito al Parlamento europeo sullo stato dell’Unione con una guerra sul suolo europeo», la guerra è «sull’energia, l’economia, i valori, il nostro futuro».

Le «sanzioni restano» contro la Russia, ha detto la presidente, ma non ne ha annunciate di nuove, così come non ha annunciato altri aiuti militari a Kiev (ha ricordato i 19 miliardi stanziati dalla Ue per l’Ucraina, a cui va aggiunto il supporto militare, e ha parlato di 100 milioni per la ricostruzione delle scuole). Ci sono già dei risultati, c’è l’isolamento della Russia, ma la Ue fa anche un mea culpa nelle relazioni con Putin e altri autocrati, non avendo ascoltato abbastanza chi metteva in guardia.
L’OCCIDENTE ALLARGATO si ricentra su se stesso e l’Ucraina (come la Georgia o la Moldavia) ne fanno già parte, Kiev è già nel mercato dell’energia e la presidente promette l’entrata nel mercato unico (c’è già l’abbattimento dei diritti doganali): ad ottobre ci sarà il primo summit della Comunità politica europea, un’idea di Macron per imbarcare in un cerchio allargato i paesi vicini (dalla Gran Bretagna alla Turchia alla Svizzera, naturalmente Ucraina, Georgia, Moldavia). Ci sarà prossimamente un summit Ue-Usa, per resettare la politica estera.

La democrazia riguarda anche l’interno della Ue: von der Leyen non ha citato esplicitamente Ungheria e Polonia, ma ha insistito sulla «condizionalità» dei programmi Ue al rispetto dello stato di diritto e alla lotta alla corruzione anche da noi.
LA PRESIDENTE era molto attesa sull’energia. Gli stock di gas sono all’85%, la dipendenza dalla Russia è diminuita da febbraio dal 40 al 9%. La riduzione della domanda dovrebbe permettere una riduzione dei prezzi.

E anche iniziative di risparmio: ha citato l’esempio dei produttori italiani di ceramica, che hanno cambiato gli orari di produzione. La Ue propone ai 27 degli aiuti “mirati” per famiglie e piccola e media impresa e interventi per i problemi di liquidità dei distributori, ci sarà un «inquadramento temporaneo degli aiuti di stato». Con il tetto agli extraprofitti delle società che producono elettricità a basso costo e il «contributo di solidarietà» dei giganti del fossile, ci saranno 140 miliardi (117 dagli extraprofitti, senza però ledere gli investimenti nelle rinnovabili, e 25 dal contributo).

C’è un mea culpa sulla reazione che l’Europa ha avuto dopo la crisi del petrolio del ’73, che adesso paghiamo con la troppa dipendenza dal fossile. Al di là dell’emergenza, von der Leyen ha confermato la necessità di una «riforma profonda del mercato dell’elettricità», che «non è più adatto»: in programma il decoupling (disaccoppiamento) dei prezzi di gas ed elettricità. Sull’energia del futuro c’è il Green Deal, basato sul principio di «non nuocere all’avvenire dei nostri figli». Per la solidarietà tra generazioni, a favore dei giovani, Ursula von der Leyen propone una Convenzione europea per la riforma dei Trattati.
UCRAINA AL CENTRO anche per le migrazioni: un esempio è stata l’accoglienza degli ucraini – a Strasburgo c’erano due polacche, Magdalena e Agnieszka, che si sono attivate dall’inizio della guerra a Varsavia – che dovrebbe estendersi anche ad altre popolazioni di esiliati, perché l’Ucraina «non deve essere un’eccezione», ma c’è bisogno di «volontà politica».

BISOGNERÀ ASPETTARE ottobre per «nuove idee» sul governo dell’economia della Ue, fermo restando il tradizionale obiettivo di «stabilità e crescita» di un’economia «sociale di mercato» che tiene conto, per il debito, della «salvaguardia della stabilità finanziaria» (invito a «ritrovare lo spirito di Maastricht»). Poche parole sulla crisi ambientale, tra siccità e ghiacciai che fondono, con il riferimento ai prossimi appuntamenti internazionali (Montreal sulla biodiversità, Cop27 in Egitto). Stranamente, nessun cenno alla crisi alimentare, anch’essa aggravata dall’aggressione all’Ucraina.