Bugiardo «come il lupo nella favola di Cappuccetto Rosso». Così il dirigente sociale Juan Grabois ha qualificato il governo Milei in riferimento alla sconcertante vicenda della distribuzione di alimenti alle mense comunitarie e alle organizzazioni sociali.

E IN EFFETTI, nel bel mezzo di una crisi sociale sempre più drammatica in Argentina, con un tasso di povertà che ha raggiunto il 55,5% nel primo trimestre di quest’anno, il governo ha mentito ripetutamente per giustificare l’ingiustificabile: la mancata consegna, rivelata il 22 maggio dal quotidiano digitale El Destape, di 5mila tonnellate di alimenti – tra cui 400 tonnellate di latte in polvere che sarebbe scaduto a luglio -, stoccati da almeno sei mesi in due magazzini, uno a Villa Martelli nella provincia de Buenos Aires e l’altro a Tafí Viejo nella provincia di Tucumán.

La prima bugia, ha evidenziato Grabois, era stato l’allora ministro dell’interno Guillermo Franco a dirla, lo scorso dicembre, di fronte alle inondazioni a Bahia Blanca, quando aveva assicurato che nei depositi non c’erano alimenti. Poi, in un secondo momento, il governo aveva assicurato – seconda bugia – che la distribuzione del cibo era in corso.

Quindi, di fronte alle rivelazioni della stampa, era scattata la terza menzogna: il cibo non era stato distribuito a causa dell’esistenza di «mense fantasma». Quasi il 50% delle mense che ricevevano aiuti statali «non esisteva», aveva dichiarato l’allora capo di gabinetto Nicolás Posse.

A quel punto era intervenuta la giustizia, ordinando all’esecutivo di presentare un piano di distribuzione di tutti gli alimenti accatastati nei depositi entro il termine massimo di 72 ore, scaduto il 30 maggio senza che il governo avesse ancora mosso un dito, al di là della presentazione di un ricorso contro la decisione giudiziaria. «La giustizia non può intromettersi in questioni di politica pubblica», aveva dichiarato il portavoce presidenziale Manuel Adorni, aggiungendo la bugia numero quattro: gli alimenti erano lì per far fronte a eventuali catastrofi. Come se la crisi sociale non fosse già sufficientemente catastrofica.

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SPINTA SEMPRE più all’angolo, ma sostenuta a spada tratta dal governo, la ministra del capitale umano Sandra Pettovello (sotto la cui guida sono confluiti i cinque ex ministeri del lavoro, della cultura, dello sviluppo umano, dell’educazione e delle donne) ha finito, in un comunicato, per scaricare tutto su «funzionari e impiegati che non hanno realizzato un controllo permanente dello stock e della scadenza delle merci».

E così, il 30 maggio, è caduta la testa del segretario dell’infanzia, dell’adolescenza e della famiglia Pablo de la Torre, uno dei funzionari legati alla ministra la quale, già a febbraio scorso, era stata denunciata da Grabois per inadempimento dei doveri di pubblico ufficiale, non avendo garantito l’accesso agli alimenti «a chi vive situazioni di estrema povertà».

Ma non è tutto: a de la Torre, ad altri funzionari e alla stessa Pettovello – «la migliore ministra della storia» secondo il presidente Javier Milei – è stata attribuita anche la responsabilità di irregolarità nella fatturazione degli acquisti di alimenti e nell’assunzione del personale del ministero, ora al centro di un’inchiesta giudiziaria per i reati di appropriazione indebita di denaro pubblico, corruzione e associazione illecita. Sarebbe il primo caso di corruzione per un governo che si era fatto un punto d’onore nello «smantellare il sistema putrido ereditato dalle amministrazioni precedenti».

ALLA FINE, comunque, e dopo le perquisizioni dei magazzini ordinate dal giudice Sebastián Casanello, lunedì scorso il governo ha dovuto capitolare, annunciando l’inizio della consegna di cibo, che si concluderà in due settimane, «ai settori sociali vulnerabili», attraverso l’ong Conin, che gestisce una sessantina di centri in tutto il paese, e con la partecipazione dell’esercito e del ministero della Difesa.

Lo scandalo, comunque, non è finito qui: la maggior parte degli alimenti è destinata a regioni governate dagli alleati di La Libertad avanza (la coalizione politica fondata da Milei), mentre la provincia di Buenos Aires, la più popolata e la più colpita dalla crisi economica – ma governata dal peronista Axel Kicillof – riceverà solo l’1% del cibo.