Una nuova ondata di operazioni militari condotte dalla Turchia è in corso nel nord dell’Iraq. L’obiettivo, come sempre, è il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk). Una fase militare annunciata già a marzo e ufficializzata a fine aprile, dopo gli incontri avvenuti a Baghdad e Erbil. A tutto ciò si aggiunge la notizia sul presunto spostamento di mercenari fondamentalisti, controllati da Ankara, dalla Siria verso il Niger e l’Iraq.

Il 13 luglio è stata annunciata la fase finale dell’operazione «Blocco-Artiglio», avviata nell’aprile 2022, contro il Pkk in Iraq. Il presidente Erdogan lo aveva promesso lo scorso marzo, poche settimane prima delle elezioni amministrative concluse con una storica sconfitta per il partito al governo. Ovviamente si tratta di una «necessità» politica ed elettorale per la coalizione del governo che punta sempre di più a consolidare il sostegno dell’elettore nazionalista. Esattamente come fatto da quasi tutti i governi in passato.

TUTTAVIA, STAVOLTA l’operazione arriva quasi tre mesi dopo gli incontri storici avvenuti in Iraq e in Kurdistan iracheno, conclusi con una serie di accordi commerciali ma anche con la manifestazione di sostegno di Baghdad ed Erbil per le politiche di guerra di Ankara.

Quattro giorni dopo l’inizio delle operazioni, il 17 luglio, in Turchia uno dei personaggi più noti del movimento nazionalista e del mondo della criminalità organizzata, Alaattin Cakici, incontrava nella sua barca personale Seyf Bolat, uno dei comandanti delle forze speciali Hamza, e Muhammet Cesim, il comandante generale della Divisione Suleyman Sah.

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Mentre la prima formazione risulta appartenere all’Esercito libero siriano, la seconda è definita come formazione paramilitare turcomanna. Entrambe ricevono il sostegno del governo turco in Siria. L’incontro con Cakici, che tuttora ha legami diretti con il secondo partito della coalizione di governo, l’Mhp, è un gesto simbolico che sottolinea la continuità dei rapporti tra le formazioni fondamentaliste paramilitari e il governo centrale turco. E anticipa una notizia molto importante: l’eventuale nuovo piano di Ankara.

Il 26 luglio è stato pubblicato l’esito di una ricerca condotta dall’emittente tedesca Deutche Welle secondo cui sarebbe in corso un massiccio spostamento di mercenari fondamentalisti controllati da Ankara, dalla Siria verso il Niger e l’Iraq. L’articolo fa riferimento a un report pubblicato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, legato alle opposizioni siriane, che parla di un compenso di 2500-3000 dollari per ogni mercenario disposto a lasciare la Siria per l’Iraq. Secondo l’Osservatorio, sarebbe la cifra più alta offerta finora da Ankara e i mercenari disposti a spostarsi, per ora, sarebbero circa 400, appartenenti alla Divisione Sultan Murat, alle Hamza e alla Suleyman Sah.

Proprio in questi giorni, è stato annunciato che la Turchia aveva ripreso l’erogazione di energia elettrica a Baghdad dopo tre anni di interruzione. La notizia è stata comunicata da Alparslan Bayraktar, ministro dell’energia e delle risorse naturali della Repubblica di Turchia, come risultato dell’incontro avvenuto lo scorso aprile tra il presidente Erdogan e i suoi omologhi iracheno e curdo-iracheno, nonché come uno dei componenti del progetto commerciale iracheno «Development Road».

In sintesi, possiamo parlare di una nuova fase nel consolidamento delle relazioni tra Ankara, Baghdad ed Erbil, a livello politico, militare e commerciale. Questo quadro sembra funzionale per la Turchia anche al fine di creare una nuova roadmap per i mercenari fondamentalisti che ha addestrato, sostenuto e usato in Siria e in Rojava contro le unità di difesa popolari curde Ypg e Ypj nella sua lotta contro il confederalismo democratico.

TANTO PIÙ che Damasco, per ripristinare i rapporti, chiede ad Ankara di ritirarsi dal proprio territorio e togliere il suo appoggio alle formazioni fondamentaliste. Se le previsioni delle analisi e dei lavori di monitoraggio saranno confermate, domani potremmo vedere queste formazioni, sempre accanto ad Ankara, questa volta nella lotta contro il Pkk..