Si alza presto ogni mattina e passa la giornata sulla sella di un motorino o di una bicicletta, trasportando uno zaino carico di ordini fumanti da consegnare casa per casa. Deve correre, sempre, anche sotto la pioggia, in costante apprensione di arrivare in ritardo. Una app gli dice dove andare e quanti minuti ha per raggiungere la destinazione. Gli ultimi mesi lo hanno visto scendere in piazza a protestare, assieme a migliaia di suoi colleghi, per le inadeguate condizioni contrattuali.

Potrebbe essere il ritratto di un rider di Milano quanto di uno di Pechino. Tra i prodigi degli algoritmi alla base del funzionamento delle piattaforme del food delivery vi è anche la capacità di standardizzare le condizioni dei fattorini in ogni parte del globo. Questi lavoratori sono divenuti “essenziali” durante la prima crisi pandemica, quando il settore ha registrato un rilevante aumento dei profitti.

Anche quello cinese, nato solamente nel 2009, è oggi uno di quelli in più rapida crescita. Non sembra, però, si stiano facendo passi avanti per una maggior legittimità in fatto di contratti, sebbene se ne sia iniziato a discutere molto a livello nazionale in seguito a un lungo ed approfondito articolo uscito sulla rivista Renwu, una delle più lette del paese. Da quanto emerso dalle ricerche condotte per più di sei mesi dal team di giornalisti, la concorrenza spietata che va avanti dal 2016 tra Meituan e Ele.me, le piattaforme di consegna di cibo che assieme controllano il 90% del mercato, ha aggravato le condizioni lavorative dei rider del cibo.

Jin Zhuangzhuang, fattorino per Meituan da più di tre anni, racconta che dal 2016 la società ha continuamente ridotto i minuti di consegna. Il tempo che lui e i suoi colleghi avevano a disposizione per recapitare un ordine a 3 km di distanza, inizialmente di un’ora, è stato ridotto di quindici minuti nel 2017 e di altri sette minuti l’anno successivo. Al fine di rendere il servizio più competitivo, tutte le piattaforme operanti nel paese hanno praticato simili tagli.

Alla base di queste scelte vi è quello che viene chiamato “sistema di distribuzione intelligente in tempo reale”: si basa, in parole povere, su metodi di machine learning avanzati, un insieme di tecnologie e tecniche algoritmiche che consentono la valutazione del modo più efficiente per distribuire gli ordini. I fattorini vengono scelti in base a caratteristiche quali vicinanza al ristorante e al luogo di consegna e direzione della tratta. Tuttavia, è sufficiente una problematica comune quale maltempo o traffico urbano per rovesciare i parametri di efficienza algoritmica e per rendere impossibile ai rider rispettare i tempi di consegna. Sulle loro spalle, inoltre, gravano una serie di variabili mutevoli, come i tempi di attesa per la preparazione dei pasti e le lunghe code davanti agli ascensori degli enormi complessi residenziali, degli uffici e dei centri commerciali.

Consegnare l’ordine in ritardo, però, non significa solo essere bollati come lavoratori poco efficienti e ricevere feedback negativi che compromettono l’assegnazione dei lavori successivi, ma anche incorrere in penalità monetarie che erodono i già esigui salari. È anche così che i grandi colossi del food delivery riescono a ridurre i prezzi dei servizi.

Ironia della sorte, all’algoritmo si affibbiano nomi umanizzanti: Deliveroo, compagnia britannica leader nel settore in Europa, lo chiama Frank. Il colosso cinese Meituan lo chiama “cervellone”.
Per non arrivare in ritardo, i rider del cibo mettono a rischio la propria incolumità. Oltre a questioni di violazioni delle norme stradale, innumerevoli sono i casi di cronaca che li vedono protagonisti di incidenti stradali e tamponamenti. Nel 2018, dei 121 incidenti che coinvolgono i fattorini, 19 hanno comportato la morte del lavoratore.

Negli ultimi mesi, queste difficoltà hanno spinto un numero sempre maggiore di lavoratori del settore a organizzarsi in proteste. La Strike Map di China Labour Bulletin, un’organizzazione no-profit di Hong Kong, ha registrato lo scorso anno ben 45 scioperi da parte degli addetti alla consegna di cibo, un numero considerevole se paragonato ai soli 10 censiti nel 2017.

Quest’anno, la situazione è cambiata di molto. Aidan Chau, ricercatore di China Labour Bulletin, afferma che per via delle problematiche legate alla crisi epidemica le condizioni per l’organizzazione dei lavoratori del settore sono venute meno. Il mercato del lavoro è divenuto più competitivo e un’occupazione nel settore del food delivery è la migliore opportunità per molti. Stando alla relazione sull’occupazione dell’Istituto di ricerca della società Meituan, durante la pandemia di Covid-19 si sono registrati sulla piattaforma 336.000 nuovi rider.

Si tratta principalmente di ex-operai delle fabbriche e piccoli lavoratori autonomi, spesso lavoratori migranti che provengono dalle zone rurali del paese e che hanno sofferto licenziamenti e mancanza di lavoro. Di conseguenza, gli stipendi dei fattorini sono sempre più bassi.

Gli scioperi registrati quest’anno sono stati solo tre, l’ultimo dei quali a Zhangjiajie, nello Hunan, provincia a sud del paese. In questo come in altri casi, racconta Aidan Chau, i lavoratori in sciopero sono stati immediatamente cacciati dai gruppi Wechat di lavoro e il più delle volte licenziati. I fattorini decisi a denunciare le ostilità dell’algoritmo delle piattaforme riferiscono di aver subito minacce da parte della polizia locale.

In seguito alle discussioni nate dall’articolo di People, le due maggiori piattaforme hanno fatto delle concessioni. Il 10 settembre, Ele.me ha introdotto una funzione sulla schermata dell’app che consente al cliente di indicare di essere disposto ad aspettare da cinque a dieci minuti in più. Meituan ha affermato che avrebbe accordato un aumento dei tempi di consegna di otto minuti.

Queste mosse sono state ampliamente criticate come semplice trasferimento di responsabilità ai clienti. Vari fattorini intervistati dal Southern Metropolis Daily, giornale di Guangzhou, hanno dichiarato che non si tratta altro che di un espediente pubblicitario: se prima il tempo di consegna mostrato ai clienti era calcolato dal momento in cui il cibo lasciava il ristorante, ora sulla piattaforma compaiono i minuti complessivi da quando si effettua l’ordine.

Notizie poco rassicuranti arrivano anche dall’ACFTU, la federazione sindacale ufficiale del paese. Malgrado dal 2018 i fattorini, assieme ai corrieri, siano stati inclusi negli “otto grandi gruppi” di maggior interesse per gli organi sindacali, questi si sono limitati a fornire loro assistenza legale, non adoperandosi affatto per affrontare i problemi endemici del settore.

In Cina, nessuno sforzo sembra ad oggi indirizzato a regolarizzare i rider. Pechino, però, ha annunciato una bozza per nuove regole anti-trust mirate ai colossi che operano su internet, come Alibaba e Meituan. Un provvedimento che sembra sfidare il monopolio del potere attualmente detenuto dalle piattaforme di consegna di cibo.